Si è spenta la senatrice Franca Donaggio

Vinta da una lunga malattia. Per lei due passioni: sindacato e politica sociale
SALMASO - CANDIDATI DEL PD IN PRATO DELLA VALLE. FRANCA DONAGGIO SALMASO - CANDIDATI DEL PD IN PRATO DELLA VALLE.
SALMASO - CANDIDATI DEL PD IN PRATO DELLA VALLE. FRANCA DONAGGIO SALMASO - CANDIDATI DEL PD IN PRATO DELLA VALLE.

MIRA. «Una di quelle persone che vorresti sempre dalla tua parte, non tanto e non solo per l’aiuto che può darti, ma per il solo fatto che avere dalla propria parte una persona come Franca Donaggio ti faceva capire che eri nel giusto». Tanti, tantissimi commenti alla notizia della morte di Franca Donaggio, studentessa lavoratrice, sindacalista, politica e senatrice, morta ieri sera dopo una lunga malattia a Roma.

Una donna che si presentava come “Franca di nome e di fatto”, per fare subito capire la propria lontananza abissale dai compromessi e dai pastrocchi, capace invece di lavorare come un mulo per tutte quelle idee in cui credeva, disposta a fare qualsiasi cosa servisse in modo spontaneo e allegro: un’appassionata.

Nata nel 1947 a Venezia era riuscita a entrare giovanissima all’Enel e, come studente lavoratrice, a diplomarsi e laurearsi, trasferendosi poi a Mira. Sin da ragazza era stata attratta dalle idee socialiste di nenni e Lombardi e per questo si era iscritta al Psi: lei lombardiana di ferro che combatteva contro demichelisiani e craxiani, aveva trovato naturale il passaggio prima nei Democratici di Sinistra e poi nel Partito Democratico. Ma prima, appena assunta, aveva cominciato l’attività sindacale per difendere una collega che era stata punita ingiustamente. Da allora era scoccata la scintilla. Per il sindacato non aveva orari e il suo lavoro l’aveva portata a diventare segretaria provinciale e regionale della Fnle Cgil e poi segretaria nazionale della Fnlt. Nei Ds aveva accettato di essere la vice responsabile del Lavoro assieme a Cesare Damiano. Poi nel 2006, Prodi, che l’aveva notata, la volle sottosegretaria al Lavoro.

Ma, pur con i mille impegni di governo, tutti a Mira se la ricordano arrivare di volata alle Feste dell’Unità, rimboccarsi le maniche e pulire le tavole, preparare in cucina e lavare i piatti. «Per lei che credeva nel merito era naturale», dice Piergiorgio Fassini, segretario del circolo Pd di Mira, «spendersi con passione, onestà e competenza. Una grande perdita per Mira e per tutti i democratici».

Minata da due anni da un tumore voleva candidarsi alle primarie per “guadagnarsi” la candidatura, ma in molti, saputo delle sue condizioni, avevano chiesto e ottenuto il suo inserimento nel listino nazionale. Lascia due sorelle, una a Venezia, l’altra a Roma.

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