Sgominata una banda di spacciatori

La seconda puntata dell’operazione “Alias” è scattata ieri all’alba. I carabinieri hanno eseguito otto arresti, 42 le denunce
Di Francesco Furlan

A maggio erano stati arrestati i vertici dell’associazione, ieri i carabinieri della compagnia di San Donà hanno dato scacco matto al secondo livello del gruppo di spacciatori: sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, una ai domiciliari, un obbligo di dimora e un obbligo di firma, oltre a 42 denunce per spaccio dei pesci più piccoli e 64 persone segnalate alle prefettura come consumatori di stupefacenti. L’operazione “Alias” è scattata ieri all’alba con la regia dei carabinieri di San Donà, guidati dal capitano Giovanni Blasutig, e il coinvolgimento di altre cinque compagnie, tra le quali Montebelluna e Conegliano. Come si ricorderà in primavera erano finiti in manette Charaf Chadari, detto “Rabia”, marocchino di 28 anni, e Rigens Maksuti, detto “Ciccio”, 26 anni, albanese, entrambi in carcere.

I due, in nome del denaro, avevano messo da parte le diffidenze razziali che spezzo impediscono ad albanesi e marocchini di lavorare insieme nel mondo dello spaccio, ed erano al vertice di una fitta rete di medi e piccoli spacciatori. Raggiungevano Milano per fare il pieno di droga, la caricavano su moto di grossa cilindrata - così da cercare di evitare i controlli in autostrada - e poi la distribuivano. Cinquecento grammi di cocaina e 2-3 chili di hashish alla settimana: ce n’era quanto basta per rifornire i loro clienti del Veneto orientale e della zona di Pordenone e Udine, soprattutto Lignano. La droga veniva nascosta in vasetti di vetro, sotterrati in campo agricoli del Trevigiano o del Portogruarese, e in un’occasione un contadino di Motta di Livenza era stato anche minacciato e colpito perché, arando, aveva rotto il vasetto, e i due erano convinti che l’agricoltore l’avesse fatta sua per poi rivenderla. Perché non erano certo stinchi di santo “Rabia” e “Ciccio”: nel giugno del 2012 - quando l’indagine era in corso già da alcuni mesi - insieme ad altre tre persone avevano organizzato una spedizione punitiva nei confronti di un marocchino che non aveva ancora pagato una pregressa fornitura di cocaina. Oltre a picchiarlo violentemente, tanto da obbligarlo a ricorrere alla cure mediche, per essere più convincenti lo avevano minacciato anche con un pitbull, come a dire: «Provaci un’altra volta e ti facciamo sbranare». Le persone arrestate ieri sono coloro che - nell’organizzazione piramidale - cedevano la droga ai consumatori finali o spacciatori loro collaboratori.

Tra i clienti, come sempre più spesso capita, clienti di tutti i tipi: dai professionisti con il vizio della coca, agli adolescenti ai primi spinelli. Le persone arrestate ieri rientrano nel ramo dell’indagine stralciato dalla procura di Venezia e trasmesso, per competenza, a quella di Treviso. In carcere sono finiti: Aurel Borici, 36 anni, albanese, residente a Motta di Livenza; Adrian Hallulli, 30 anni, albanese, di Oderzo; Abdelhak Mounir, 33, marocchino, residente a Romano di Lombardia (Bergamo). Per Antonio Sanson, operaio di 35 anni, di Fontanelle, è stata disposta invece la misura degli arresti domiciliari. Le ordinanze di misura cautelare in carcere hanno raggiunto anche tre persone che sono già in prigione: Fabio Pasini, 56 anni, di Cessalto, già titolare della "Friulana" ai confini tra Grassaga di San Donà e Cessalto in carcere a Treviso sempre per spaccio; Mustapha Zehouani, marocchino di 36 anni, già in carcere a Fossano (Cuneo) e Said Mohamed, marocchino di 32 anni, attualmente in carcere a Orvieto. I prossimi sviluppi alle indagini potranno arrivare da Udine e Pordenone, ma i pesci più grossi sono nella rete.

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