Sfratti alla casa albergo che ospita 73 persone Presidio di solidarietà
FAVARO
«Ci siamo riuniti in assemblea per capire cosa fare e abbiamo deciso che ciascuno si rivolga al Comune per cercare aiuto, visto che ognuno ha una situazione particolare».
Andrea, lavoratore part-time a Marcon, è uno dei residenti del palazzo di Favaro, in via Monte Celo 2, in allarme per una serie di sfratti. Oggi è previsto un primo presidio per tentare di fermare i primi due sfratti in calendario. Ed è partito il tam tam della solidarietà chiedendo la presenza al presidio di comitato 25 Aprile, (presente all’assemblea con un rappresentante) assieme ad Agenzia sociale per la casa e a cittadini. La vicenda è complessa.
Europa Gestioni Immobiliari, società del gruppo Poste Italiane, non avrebbe stipulato contratti e ricevuto pagamenti da parte degli inquilini che chiedono di poter regolarizzare il tutto e ha mantenuto le azioni di sfratto che avevano creato allarme già nel 2013. Allora il Comune era intervenuto, stoppando le azioni legali. Va detto che la casa albergo aveva ospitato negli anni anche famiglie extracomunitarie, rimaste senza un alloggio, e inserite in nove alloggi dal Comune, ottenendo un rimborso per gli affitti. Nel 2013 Poste aveva tolto, dopo un lungo contenzioso legale, la gestione del palazzo alla Gest.A srl passandola alla Europa Gestioni Immobiliari. Poi erano arrivati conti salati agli inquilini: affitti più spese di giardinaggio; portineria e altri servizi con arretrati dai 13 ai 17 mila euro a famiglia per un bilocale di 42 metri quadri affittato a circa 300 euro al mese. Anche l’associazione consumatori Adico si era occupata del caso. Sembrava che l’azione del Comune avesse fermato tutto e invece le cause per occupazione senza titolo sono proseguite e ora ci sono le prime sentenze e gli sfratti. Un rischio sottovalutato finora. «Non abbiamo mai firmato alcun rinnovo di contratto quando ci fu il cambio di gestione, segnale che volevano che andassimo via ma noi alla fine non ci siamo preoccupati fino ad ora», ammette il residente.
Con il primo sfratto, quello di un cittadino straniero che svolgeva funzioni di portinaio nello stabile, pochi giorni fa è emerso il rischio concreto di perdere la casa. Nello stabile vivono 73 persone, ci sono almeno una quindicina di ragazzini minorenni, e anche persone anziane e in difficoltà economica. Ci sono anche casi sociali, non facili.
Colle ha chiesto agli uffici di avviare immediate verifiche. «Speriamo che il Comune intervenga con un ruolo di mediatore», auspica Gianfranco Bettin. —
Mitia Chiarin
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