Sequestrati i soldi alla madre di Jennifer Zacconi

MESTRE. Era stata nominata amministratrice di sostegno del nipote minorenne rimasto orfano e aveva accettato. Anna Maria Giannone, madre della 20enne Jennifer Zacconi di Olmo, uccisa il 29 aprile 2006 dal suo amante, è stata condannata in primo grado a quattro anni di reclusione per peculato perché avrebbe fatto sparire 25 mila euro del ragazzo: avrebbe dovuto gestire quei soldi a favore del minore, ma durante il processo non è riuscita a dimostrare di aver speso un euro a suo favore. La Corte d’appello di Venezia, però, ha cancellato quella prima sentenza per la nullità della notifica del rinvio a giudizio e venerdì il giudice veneziano Roberta Marchiori ha fissato la nuova udienza per il 17 aprile: scontato quello che accadrà quel giorno, il magistrato firmerà un nuovo rinvio a giudizio per peculato, così riprenderà l’iter nei confronti della donna. Intanto i legali del minore, gli avvocati Margherita Salzer e Piero Pozzan, hanno ottenuto dal presidente del Tribunale lagunare un provvedimento di sequestro presso terzi di 30 mila euro. I terzi in questo caso è addirittura la Presidenza del Consiglio dei ministri perché i legali della donna, appena due mesi fa, hanno vinto una causa al Tribunale di Roma: il giudice della capitale ha condannato Palazzo Chigi a pagare 80 mila euro alla madre di Jennifer come risarcimento per la morte della figlia, visto che chi l’aveva uccisa, Lucio Niero, pur essendo stato condannato anche a quello ha dimostrato di non avere un euro, quindi tocca allo Stato sobbarcarsi quell’onere, ha sostenuto il giudice.
Gli avvocati Salzer e Pozzan, venuti a conoscenza della sentenza a lei favorevole e della cifra che lo Stato deve alla Giannone si sono mossi ed hanno a loro volta ottenuto il sequestro per 30 mila euro in modo che quei soldi neppure finiscano alla madre di Jennifer almeno nella loro interezza, ma vengano consegnati al nipote. Il ragazzo le era stato affidato dopo che era rimasto senza genitori, lei era la parente più prossima. Anna Maria Giannone, durante il processo per l’omicidio della figlia si era costituita parte civile assieme al nonno della ragazza e, alla fine, aveva ottenuto il risarcimento. Niero è stato condannato a 30 anni di carcere - ormai la condanna è definitiva - ma non ha potuto risarcire i parenti di Jennifer: ha ucciso la ragazza dopo l’ennesima lire. Lei aspettava un bambino e insisteva perché lui lo riconoscesse, ma lui non ci sentiva, aveva già una moglie e due figli. Dopo averla uccisa, l’aveva sepolta dietro un distributore di benzina di Maerne. Lui aveva anche cercato di fuggire, di non farsi arrestare, ma i carabinieri, sette giorni dopo il delitto, lo rintracciano a Milano grazie al suo cellulare. L’aveva utilizzato per chiamare la moglie e quell’unica chiamata era bastata a rintracciarlo.
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