Seno: «Oltre 40 mila euro lo stipendio netto di un pilota» E scoppia la rivolta

«Vi posso dire che ci sono autisti che guadagnano oltre 40 mila euro. Marinai che ne guadagnano oltre 27-28 mila. E sto parlando di netto...»
La frase del direttore generale di Avm Giovanni Seno, nel mezzo dell’incontro sindacale con i rappresentanti dei lavoratori, dà fuoco alle polveri. Si riaccende la “guerra degli stipendi”. E i sindacati annunciano lotta dura. «E’ falso, è assolutamente falso!», si indigna un pilota. Per guadagnare quella cifra dovremmo lavorare due turni al giorno per 30 giorni al mese. Vi sembra possibile? È una provocazione. Vogliono mettere in piazza bugie sui nostri stipendi per coprire i loro». La battaglia ricomincia. E il sindacato autonomo annuncia una diffusione capillare di volantini alla popolazione, a partire da lunedì. Giorno dello sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro scaduto nel 2017. «Allora non c’era la pandemia», accusano, «e nelle casse dell’azienda arrivavano introiti milionari dai turisti. Adesso che va male vogliono mettere in discussione il nostro integrativo e i nostri stipendi».
Sul volantino sono stampate buste paga a titolo di esempio. Quella di un marinaio, che arriva a guadagnare 1358 euro ogni mese. Quella di un autista (1606 euro netti). Meno della metà di quanto dice Seno. «Forse qualcuno guadagna qualcosa in più», dicono i rappresentanti dei lavoratori, «non sono privilegi, ma frutto del nostro lavoro di ogni giorno. Lo vogliamo spiegare ai cittadini».
L’attacco è rivolto ai dirigenti, e in particolare il direttore della holding Avm, l’Azienda veneziana della Mobilità Giovanni Seno. Nominato da Giorgio Orsoni 9 anni fa, riconfermato per due volte dal sindaco Luigi Brugnaro. «Il suo sì che è uno stipendio da record», accusano gli autonomi, «150 mila euro più 50 mila di variabile».
A Seno come agli altri 18 dirigenti di Avm, Actv e Vela e a circa sessanta quadri intermedi è stato riconosciuto alla fine del 2019 il premio di produzione. Sono stipendi che vanno da un minimo di 80 mila a 130 mila euro, con punte di 150 mila, esclusa la parte variabile.
«Non possiamo accettare che a pagare debbano essere sempre i lavoratori», continuano i sindacalisti di Usb, «i nostri integrativi sono il frutto delle lotte di questi anni». Decine di indennità che non vengono sempre applicate a tutti. Che comprendono la nebbia, la guida disagiata dei mezzi più lunghi, il tram, le domeniche, l’indennità cambio turno, l’indennità turisti. Un quadro che forse va rivisto. «Ma non certo in modo unilaterale, come vorrebbe l’azienda». Che qualche giorno fa ha annunciato la disdetta degli accordi integratici, mettendo davanti ai lavoratori il bilancio in grande difficoltà causa pandemia. «Ma i contributi li hanno presi lo stesso dallo Stato quest’anno», ribattono i lavoratori, «e i loro stipendi con i premi restano invariati. A pagare non possono essere sempre le nostre famiglie».
La holding Avm comprende oggi la società dei Trasporti Actv con circa 3 mila dipendenti, la società del garage comunale, la società dei biglietti e degli Eventi Vela spa. Senza i turisti i bilanci sono in rosso. «Ma noi siamo un servizio pubblico di trasporto, non un’azienda turistica», dicono i sindacati.
La battaglia continua. —
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