Se ne va la Conservatoria dei registri immobiliari

CHIOGGIA. Un altro “pezzo” di città se ne va. A giorni la Conservatoria dei registri immobiliari lascerà la storica sede di San Francesco per spostarsi a Venezia. Così ha deciso l’Agenzia del territorio, malgrado il sindaco Giuseppe Casson abbia inviato nello scorso luglio, quando ventilava l’ipotesi di chiusura, una lettera in cui sottolineava l’importanza per Chioggia di non perdere un altro servizio essenziale ricordando le difficoltà di collegamento e l’esistenza di una legislazione speciale. La città ha già perso il Tribunale e, a meno che non intervengano decisioni dell’ultima ora, perderà a fine mese anche la Conservatoria, costringendo il personale e gli utenti a nuovi motivi di pendolarismo sulla Romea.
La Conservatoria è l’ufficio dove si conservano tutti gli atti inerenti gli immobili di un territorio: i passaggi di proprietà, le trascrizioni (ipoteche, privilegi, diritti), le iscrizioni e registrazioni di altri atti (per esempio le locazioni immobiliari). In questi uffici è quindi possibile reperire tutte le informazioni che riguardano la “storia” immobiliare di una struttura che appartiene ad un determinato soggetto. Alla Conservatoria è possibile richiedere copia autentica degli atti registrati.
«Sarebbe una grave discriminazione per la nostra città», sostiene la responsabile del Pd di Chioggia, Cavarzere e Cona, Silvia Vianello, «miauguro che non si arrivi al trasferimento perché Chioggia non merita di perdere un servizio così importante. Sarebbe un nuovo disagio per i residenti, costretti ad andare a Venezia per visionare un atto, e ovviamente per i dipendenti».
In effetti la notizia dell’imminente chiusura è confermata anche dal sindaco che mesi fa aveva tentato un appello alla direzione dell’Agenzia del territorio. «Chioggia come Venezia gode di una legislazione speciale», sostiene Casson, «motivata dal legislatore per la fragilità che la caratterizza, che richiede appunto interventi speciali, di preminente interesse nazionale, per la salvaguardia fisica ma anche per il mantenimento di una vitalità socioeconomica. Chiudere servizi fondamentali, in assenza peraltro di infrastrutture di collegamento adeguate, vuol dire contrastare il fondamento stesso di quella legge.»
Elisabetta Boscolo Anzoletti
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