Scuse e sottomissione al boss dal Veneto Fronte Skinhead

venezia. Luciano Donadio, boss dei Casalesi ad Eraclea, teneva alla propria immagine agli occhi della comunità locale, ma anche della casa madre nel Casertano. E per questo, quando il 22 dicembre 2013 un gruppo di skinhead viene aggredito dai sodali del boss, Luciano gira la situazione a proprio favore e non perde occasione per riaffermare la superiorità. Anche se i suoi erano i picchiatori e i simpatizzanti di estrema destra le vittime, Donadio mette in chiaro di voler ricevere le scuse dal gruppetto pestato, attraverso il presidente e il segretario di Veneto Fronte Skinhead. Non solo. «Ai temibili skinhead del Veneto Fronte Skinhead», scrive il pm nelle carte, bollandoli come «non propriamente dei pacifici boy scout», «oltre alla scuse viene anche imposto, quale simbolico passaggio sotto le forche caudine dei Casalesi, di passeggiare con Donadio nella piazza principale di Eraclea in segno di sottomissione». Tutto per ristabilire l’onorabilità dell’associazione criminale, che altrimenti avrebbe rischiato di passare come incapace di farsi rispettare.
La miccia che aveva fatto scattare il pestaggio era rappresentata dall’incontro casuale tra Antonio Puoti, nipote di Luciano, e il gruppetto di skinhead che gli avrebbe ostacolato il passaggio, non piegandosi alle sue pretese. Puoti si lamenta con lo zio e in quattro e quattr’otto matura la vendetta con il pestaggio dei simpatizzanti di estrema destra da parte di Antonio Donadio, figlio di Luciano, e di Antonio Cugno, rimasto anche gravemente ferito. Nei giorni successivi, il gruppo dei Casalesi non dà segni di arrendersi, programmando una generica azione punitiva che prevede di sparare alle gambe ad alcuni degli skinhead. «Conviene sparali quelli o no?», si interroga Donadio. E il sodale Christian Sgnaolin risponde: «Ma quando? Quando non c’è nessuno». I propositi violenti, però, sono stati stoppati qualche giorno più tardi dallo stesso boss - seppur adirato perché il pestaggio aveva in qualche modo acceso i riflettori della stampa, oltre che l’attenzione delle forze dell’ordine nei suoi confronti - sceglie la via diplomatica, facendo sapere ai capi degli skinhead del pericolo che stavano correndo e della necessità di scusarsi. Veneto Fronte Skinhead manda un pregiudicato a parlare con Donadio. «Devono chiedere scusa», dice il boss perentorio, preoccupato anche della sua immagine: «Ma tu sai che questa stronz... qua della rissa si è venuta a sapere giù... Ma che dobbiamo fare? Dobbiamo fare brutte figure con 4 scemi... o no». La delegazione degli skinkhead varca la porta degli uffici di Donadio il 18 gennaio 2014. Il responsabile del gruppo cerca di giustificare i suoi: erano ubriachi. E trova la comprensione del boss: «La cosa la possiamo sistemare». Con le scuse e la passeggiata in centro. La filosofia di Donadio è di usare la violenza per mantenere l’effetto intimidatorio: «Se non ci dai la dimostrazione, diventi la favola del paese». —
Rubina Bon
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