Scuola “inquinata” Le ditte condannate ricorrono in appello

Ceggia. Si oppongono alla sentenza che intima di pagare un milione per aver usato materiali con solventi
Di Giovanni Monforte
F.GAVAGNIN CEGGIA SCUOLE MEDIE CHIUSE PER ESALAZIONI CHIMICHE
F.GAVAGNIN CEGGIA SCUOLE MEDIE CHIUSE PER ESALAZIONI CHIMICHE

CEGGIA. Scuola Collodi inquinata: è stato presentato il ricorso in appello contro la sentenza che ha condannato le aziende che realizzarono il pavimento dell’edificio a pagare quasi un milione di euro di risarcimento al Comune. La notizia è stata confermata dal sindaco Massimo Beraldo, che ha letto in Consiglio la nota con cui i legali del Comune informavano del ricorso presentato dalla Ipm Italia, la ditta a cui l’azienda appaltatrice Fratelli Paccagnan aveva affidato l’incarico di realizzare il pavimento.

La vicenda si riferisce al caso della scuola Collodi, aperta nel 2005 e chiusa dopo pochi mesi per i malesseri che avevano accusato bambini e insegnanti. Nelle settimane scorse, a quasi 7 anni dai fatti, il giudice Viviana Mele, del Tribunale di San Donà, ha accolto in primo grado la causa civile promossa dall’amministrazione di Ceggia, condannando le imprese che realizzarono l’edificio al pagamento di un maxi risarcimento a favore del Comune: oltre 855 mila euro. Cifra a cui si aggiungono il pagamento delle spese legali e delle perizie tecniche, per una somma totale di circa un milione di euro.

Il giudice ha accertato l’esistenza di vizi nella realizzazione della pavimentazione, con l’impiego di materiali contenenti solventi. Da qui le inadempienze contrattuali ascritte alla società appaltatrice. Nello stesso tempo, però, il Tribunale ha stabilito che la responsabilità della realizzazione non conforme del pavimento è da ascriversi alle ditte subappaltatrici, a cui è stato attribuito l’onere del risarcimento insieme alla direzione dei lavori. Ora toccherà alla Corte d’Appello prendere in mano il caso: il processo si aprirà a luglio. Ma già prima dovrebbe essere fissata un’udienza anticipata per la discussione della richiesta di sospensione dell’esecutività della sentenza di primo grado.

Il Comune è pronto a resistere in giudizio. «E’ scontato che il Comune seguirà le indicazioni dei suoi avvocati. E quindi – spiega il sindaco - daremo l’incarico allo studio legale per le fasi successive e lavoreremo perché abbia corso l’ esecutività della sentenza di primo grado».

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