Invasione degli scatolettisti sui ponti di Venezia, arresti stoppati dalla legge Cartabia

Solo quest’anno 20 fermati, gli ultimi tre nei giorni scorsi: senza denuncia non si può procedere d’ufficio

Giacomo Costa
Alcuni scatolettisti all’opera sul ponte degli Scalzi
Alcuni scatolettisti all’opera sul ponte degli Scalzi

La pallina è rossa, quasi che il colore sgargiante possa fare da garanzia, ma è anche molto piccola e a guardarla bene si intuisce quanto sia morbida, e quanto sia facile schiacciarla, farla sparire.

Prima che ci si possa riflettere troppo, però, ecco arrivare il giocatore con i riflessi attenti, che non sbaglia un colpo: se ce la fa lui, a ritrovarla ogni volta, allora tanto vale provarci, in fondo c’è una possibilità su tre di indovinare; e se al primo tentativo non si va a segno, magari conviene rilanciare, dopo aver preso il ritmo, dopo aver registrato il modo in cui si muovono le mani.

Il gioco delle tre scatolette - variante tutta veneziana delle tre carte o delle tre campanelle - agli occhi smaliziati del residente sembra essere una delle truffe più ovvie del mondo, eppure non manca mai di agganciare qualche turista.

E, di recente, gli “scatolettisti” sono tornati a essere una visione costante sui ponti di maggior passaggio del centro storico, dagli Scalzi alla Paglia, passando per le Guglie, l’Accademia.

Scomparsi dalla laguna quindici anni fa, sono di nuovo presenti in forze e il loro business è tanto florido da causare guerre a colpi di coltello per aggiudicarsi i punti migliori: è successo il 25 novembre, a Marghera, quando il regolamento di conti tra due bande ha lasciato a terra un morto, ucciso sul marciapiede al culmine di uno scontro.

Perché, a differenza di quanto si è portati a pensare, quello delle tre carte è considerato un gioco lecito: lo sostiene la corte di Cassazione, che ne ha definito la componente aleatoria, dettata dal caso, troppo marginale per classificarlo come vero azzardo; certo, se la pallina (o la carta giusta) viene tolta dal tavolo, allora si parla di truffa ma, partendo da questa base, non aggravata.

Nel 2007 la polizia locale di Venezia aveva trovato il modo per caricare comunque le accuse sui responsabili: «Avevamo studiato come lavoravano i gruppi e avevamo deciso di contestare a tutti il concorso», spiega il vicecomandante Gianni Franzoi, che in quella stagione è stato sempre in prima linea per sradicare il fenomeno, «Ogni squadra è composta almeno da cinque persone: c’è il moviere, con la sua pallina e le sue scatole, ci sono un paio di finti giocatori, ci sono i pali corti e i pali lunghi, ovvero le sentinelle piazzate a varie distanze per intercettare le divise in arrivo».

Gli agenti arrivavano travestiti: da turisti, da senzatetto, persino da operai con tanto di attrezzi e tubi corrugati; si fermavano a guardare le partite e, quando la puntata della vittima designata arrivava ai fatidici cento euro, ecco apparire i distintivi, ecco scattare il controllo alla ricerca di quel puntino rosso che non si trovava mai.

«Nel corso di quell’anno, seguendo questo schema, abbiamo arrestato oltre settanta persone, tutte portate direttamente a Santa Maria Maggiore. Nel 2008, a Venezia, non c’era più neppure un truffatore. E noi portavamo il modello di intervento alle altre città: a Jesolo, ma anche a Firenze, a Bologna».

Nel 2024 sono stati fermati con le stesse accuse in 22, quest’anno sono stati già 20, gli ultimi tre appena due giorni fa; nessuno è finito in carcere: «Al massimo possiamo contestare loro l’intralcio alla viabilità, che vale una multa e un Daspo. La prima non la pagano, il secondo lo ignorano».

Quello che è cambiato, dal 2007, è l’entrata in vigore della legge Cartabia, due anni fa: per la truffa semplice non c’è la procedibilità d’ufficio, serve la denuncia querela della parte offesa.

Insomma, come per i borseggi, prendere di mira turisti che non si ripresenteranno mai in tribunale a distanza di due mesi, dopo i termini a difesa, garantisce agli organizzatori dell’imbroglio una sorta di impunità di fatto.

Proprio alla stregua dei tagliaborse, anche gli scatolettisti lo hanno capito benissimo, per questo hanno ricominciato a occupare ogni angolo utile di una città da settantamila visitatori giornalieri.

E intanto continuano anche i furti: ieri pomeriggio, in calle delle Ostreghe, ancora una zuffa tra due ladre minorenni e la loro vittima, che ha rimediato un taglio in testa nello scontro. In serata, a piazzale Roma, il copione si è ripetuto ancora. Le giovanissime borseggiatrici sono state bloccate dagli agenti della Locale ma, come per i truffatori, è difficile immaginare più di un Daspo, specialmente nel caso di ragazzine di 13 anni.

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