Sanità privata, contratti fermi. I sindacati giovedì in presidio a Mestre
Stato di agitazione nelle strutture private del Veneziano e sciopero nazionale di Cgil, Cisl e Uil in calendario a settembre

Saranno in presidio nella mattinata di giovedì 20 giugno in via Gozzi a Mestre, sotto la sede dell’Aiop, le tre principali sigle sindacali. Cgil, Cisl e Uil sono unite nel chiedere il rinnovo dei contratti nazionali dei dipendenti della sanità privata Aris Aiop. Si tratta di due tipologie contrattuali applicate sia nel privato che in alcune rsa ai dipendenti del comparto, infermieri e operatori sociosanitari, che non portano la firma delle tre sigle ma di alcuni sindacati “gialli”, fatta eccezione per l’Aris che è stato firmato in passato da Cisl e Uil. Motivo per cui, spesso, vengono definiti addirittura come «contratti pirata», dal momento in cui - tra le altre cose - prevedono una differenza salariale pari circa a un centinaio di euro rispetto ai dipendenti che invece non hanno un contratto Aiop.
«Qualche mese fa abbiamo firmato degli accordi ponte per cercare di uniformare la situazione» spiega Sandro Peruzzi, segretario della Cisl Fp del Veneto, «questi accordi avevano lo scopo di cercare di recuperare il potere d’acquisto, una fase sofferta ma necessaria per cercare di arrivare alla chiusura e al rinnovo contrattuale. Tuttavia, si è bloccato tutto». Anche Uil fpl e Cgil confermano la percezione della mancanza di una reale intenzione di chiudere la faccenda. «Le promesse fatte da Aiop Aris non sono state mantenute nemmeno per il contratto unico di settore delle rsa» aggiungono, spiegando che, proprio per questo motivo, stamattina scenderanno in presidio. «Abbiamo messo le bandiere fuori dagli ospedali privati a segnalare lo stato di agitazione ed è già stato proclamato uno sciopero nazionale previsto il 23 di settembre» fa sapere Francesco Menegazzi (Uil fpl).
Agire, ora, è una priorità, come conferma Marco Busato (Cgil fp): «I profitti nella sanità privata non sono di certo in calo e chi ha prodotto questi ricavi sono proprio i lavoratori» commenta, «che hanno tutto il diritto di vedere un aumento salario e il ripristino di dotazioni organiche sufficienti a ridurre i carichi. Basta piangere il morto» conclude.
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