San Giorgio e Santa Lucia La Pasqua ortodossa per centinaia di fedeli «Nel segno della luce»

A Mestre è stato Padre Avram Matei ad aprirle le porte della chiesa a Venezia cerimonia affidata a Padre Nicola. L’usanza dei cesti col cibo 
Vera Mantengoli

le cerimonie

Il cibo è stato benedetto per essere mangiato e il fuoco acceso per illuminare un altro anno il cuore dei fedeli.

Ieri è stata celebrata la Pasqua ortodossa nella Chiesa di San Giorgio ai Greci a Venezia e nella Chiesa di Santa Lucia di Zelarino a Mestre. Due circoscrizioni giuridiche diverse, la prima collegata a Costantinopoli e la seconda a Bucarest, ma entrambe unite dalla stessa fede e dai rituali che celebrano la luce. Sono stati oltre settecento i fedeli che hanno partecipato a una delle feste più attese per gli ortodossi, limitata dalla pandemia che non ha reso possibile la messa oltre mezzanotte. A Mestre Padre Avram Matei ha aperto le porte della chiesa alle 14, alle 18 di sabato e alle 7 di ieri e così Padre Nicola a Venezia dove la liturgia si è svolta in più appuntamenti. Il messaggio del metropolita d’Italia Polykarpos a Venezia e del vescovo Siluan per Mestre è stato accomunato da un richiamo alla fede, soprattutto in questo momento, e a un rinnovamento del cuore che rinasca dopo la pandemia. La luce è stata la protagonista, come hanno ricordato Padre Nicola e Padre Avram: «L’usanza prevede che i fedeli portino dei cesti con il cibo da benedire dato che, durante la quaresima, si osserva il digiuno di alcuni alimenti. Tra i cibi ci sono spesso molte uova rosse, colore della passione e simbolo della resurezzione. Il cuore della celebrazione è la luce. Ogni fedele accende una candela e va verso casa dove viene tenuta accesa». La tradizione vuole che la candela sia accesa con olio puro di oliva e che non debba mai essere spenta. Questo è quello che accade nei villaggi e che in entrambi i luoghi sacri si è cercato di ricreare, nel rispetto della pandemia. A Venezia, dove la chiesa ortodossa della comunità dei Greci è riconosciuta ufficialmente dal 1498, si è anche cantato il vangelo in tantissime lingue. «L’annuncio della Resurrezione deve giungere in tutto il mondo» ,spiega Padre Nicola, «Il Metropolita si è anche soffermato su San Giorgio, patrono della chiesa, che viene ricordato proprio oggi». Il colore della celebrazione è il bianco, un richiamo alla luce e al sentiero di fede che i credenti sono chiamati a osservare. «Il vescovo Siluan ha detto che la pandemia ci deve insegnare a coltivare i valori spirituali, oggi più che mai». —



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