San Donà, il Covid cancella i cenoni aziendali: locali in allarme, piovono disdette per Natale

Le stime di Confapi: «Già perso un milione in termini di fatturato», preoccupati i grossisti del pesce

Giovanni Cagnassi
Angelo Carconi
Angelo Carconi

SAN DONA’. Natale e Capodanno, piovono le disdette nei ristoranti del litorale e Veneto orientale. Pranzi e cenoni saltati, le prenotazioni praticamente ferme. Già perso un milione di euro di incassi in questi giorni. E la situazione potrebbe anche peggiorare. La domanda è calata del 20 per cento. Anche chi sperava di lavorare con qualche extra nei locali rischia di restare a casa. E i grossisti del pesce sono preoccupati: «Mai un Natale così triste». Alberto Teso, delegato Ascom di Jesolo e componente della giunta di Confcommercio, lo aveva già detto. «L’allarme sulla diffusione dei contagi sta chiaramente avendo un serio contraccolpo sulle attività a maggior contatto col pubblico, ristoranti in primis», spiega, «sono sicuramente già saltate diverse cene aziendali, rinviate a momenti migliori, mentre per le feste e i cenoni abbiamo notizie di numerose disdette. In molti casi, le prenotazioni fatte solo un mese fa non sono state confermate. Anche a Jesolo e sul litorale in genere, dopo un avvio con i migliori auspici, si nota ora un sensibile calo dell’affluenza, soprattutto nei luoghi chiusi. Molti negozi hanno segnalato anche l’aumento di affluenza dei clienti in orari anomali, proprio perché la gente cerca di evitare gli assembramenti delle ore di punta. Così si fa la spesa all’ora di pranzo.

«Un buon suggerimento, che anche noi invitiamo a cogliere», conclude, «è il ricorso al test rapido, in farmacia o anche solo con il kit “fai da te”, prima di qualsiasi contatto prolungato con altre persone, al di fuori della cerchia familiare o degli abituali colleghi di lavoro. Il test, ovviamente anche per i vaccinati, è un segno di responsabilità sociale nei confronti del prossimo e della collettività. Mai come in questo momento non esiste libertà senza responsabilità».

Sulla stessa linea, Roberto Dal Cin, delegato al turismo di Confapi e titolare della vineria Corte dei Baroni: «Natale e Capodanno per il territorio significano almeno 5 milioni di euro di ricavi, ma di questo passo abbiamo perso già un milione. Circa 300 persone che volevano lavorare con gli extra rischiano di stare a casa. I danni saranno ingenti».

Il presidente dei proprietari di appartamenti a Porto Santa Margherita di Caorle, Lauro Catto lancia l’allarme dei ristoratori: «Sul litorale si stavano organizzando pranzi e cene, adesso che si ventila l’idea di tamponi per i tavoli di Natale e Capodanno la gente è dissuasa dal prenotare». I ristoratori sono perplessi. «Non è possibile che chi sta al banco non debba avere il Green pass», dice Paolo Ferrazzo della Cacciatora di Caposile, «e magari ci resta per un’ora e poi chi è seduto al tavolo debba averlo. C’è troppa confusione e tante contraddizioni. La domanda è ferma». Alla Fossetta di Musile, Flavio Doretto invita a rispettare le regole: «Tutti i colleghi rispettino le norme, come controllo pass, mascherine, verifiche serie senza tolleranza. Così salveremo le feste anche perché in zona gialle non ci sono limitazioni troppo restrittive, basta rispettarle».

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