San Donà, gli ortodossi rumeni acquistano l’Old River e aprono la loro chiesa

SAN DONA'. Una nuova chiesa a Chiesanuova. Può sembrare un gioco di parole, ma è la vera novità nella frazione di San Donà lungo le sponde della Piave vecchia. L’ex ristorante Old River è stato acquistato dalla comunità ortodossa rumena attraverso il vescovato di Roma. Sarà la sede della nuova chiesa ortodossa, oggi in via Vizzotto.
L’immobile, che per anni è stato un locale conosciuto e frequentato, sarà la nuova dimora spirituale di una comunità che è la più numerosa tra i cittadini stranieri nel basso Piave. Sono infatti 1.250 i rumeni residenti a San Donà, molti dei quali hanno anche partecipato alle elezioni in qualità di candidati in Consiglio sfiorando l’elezione.
Finito all’asta, l’immobile sembrava dovesse essere acquistato da una cordata di imprenditori veneziani per aprire un nuovo locale, ma la comunità ha individuato in questo sito la ritrovata sede della chiesa che dovrà essere ora ristrutturata e adeguata alle nuove esigenze.
Lo conferma la comunità rumena che ha anche un suo presidente di riferimento, Daniel Saboanu: «Attraverso il vescovato di Roma è stato acquistato l’immobile» , spiega, «che diventerà la nostra nuova chiesa della comunità ortodossa rumena. Siamo cittadini, molti dei quali italiani, che si sono integrati, lavorano e hanno qui la loro famiglia e adesso una chiesa che sarà fondamentale per la comunità».
Ma altre chiese si stanno affermando nel basso Piave. In piazza IV Novembre ha appena celebrato i 4 anni di attività la Chiesa Evangelica Pentecostale che fa parte del Movimento Missionario Mondiale e ha a San Donà un punto di riferimento regionale nel pastore Valter Clementi. La comunità, che fa parte delle chiese protestanti, è molto cresciuta in questi anni con tanti nuovi fedeli che hanno bisogno di un edificio più spazioso.
Il pastore Clementi ha lanciato un appello: «Chiediamo aiuto a qualche benefattore per poter avere un luogo di preghiera più grande per i nostri fratelli. Purtroppo non beneficiamo del sostegno dello Stato e quindi ci stiamo dando da fare ognuno con le proprie risorse». —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia