Salvaguardia della laguna: le barene naturali crescono con il progetto Life Vimine

Il consorzio Acque Risorgive sottoscrive un protocollo di intesa con gli altri partner garantisce altri cinque anni di interventi per coinvolgere anche la laguna nord

VENEZIA. Le barene naturali della laguna di Venezia – la più grande d'Italia con 550 chilometri quadrati di estensione – che per secoli l’hanno preservata da una lenta erosione, continueranno ad esistere.

Ben 95 ettari di barene della laguna nord – tra la palude dei Laghi e le isole di Burano, Mazzorbo e Torcello – sono protette dall’erosione, in particolare quella causata dal moto ondoso, grazie al progetto Life Vimine, co-finanziato dalla Commissione Europea, a cui aderiscono varie istituzione tra cui il Consorzio di bonifica Acque Risorgive.

Il progetto portato avanti da anni rischiava di arenarsi ma dopo i positivi risultati della fase sperimentale, è stato deciso di dare seguito a questa attività che, in modo integrato e sostenibile, consente di proteggere uno degli ambienti di maggior valore del territorio veneto.

Il Consiglio di amministrazione del Consorzio di bonifica, presieduto da Francesco Cazzaro, ha dato mandato al direttore Carlo Bendoricchio di sottoscrivere il protocollo di intesa finalizzato a estendere gli interventi protettivi alle altre barene e paludi più interne della laguna per preservarle dall’erosione.

«La sperimentazione ha confermato che si tratta di un metodo di intervento rispettoso delle valenze ecologiche e paesaggistiche di questi fragili ambienti e sostenibile dal punto di vista sociale ed economico» spiega Bendoricchio «Per proteggere i quasi cento ettari di barene sono state utilizzate nei quattro anni di sperimentazione, 4 mila fascine prodotte con legno locale, infissi 11 mila pali in laguna, rimossi 60 metri cubi di rifiuti».

Non solo, Life Vimine, attraverso piccoli interventi di ingegneria naturalistica a basso impatto ambientale – con l’utilizzo di materiale biodegradabile, principalmente legno e fascine di rami – ha permesso di valorizzare la filiera corta del legno per la maggior parte proveniente dall’attività di gestione forestale (come potature e scarti di verde) eseguita dal Consorzio di bonifica Acque Risorgive in terraferma.
 

Tutto ciò ha fatto diventare Life Vimine un progetto in grado di proteggere in modo strutturale e naturale le barene, tanto che i soggetti aderenti – oltre al Consorzio, il Provveditorato interregionale alle Opere Pubbliche, la Regione Veneto, il Comune di Venezia e l’Università degli studi di Padova – a continuare l’attività con la sottoscrizione di una convenzione della durata di ulteriori cinque anni, è il coinvolgimento delle comunità locali che si è tradotto anche nella creazione di nuovi posti di lavoro stabili, utilizzando proprio manodopera locale qualificata, costituita ad esempio da abitanti e pescatori dell’intera laguna di Venezia.

«Questo tipo di interventi» aggiunge Bendoricchio «permette di garantire un ambiente lagunare ben conservato e contribuisce a sostenere ed incrementare i posti di lavoro legati alle attività come il pescaturismo, l’ecoturismo e più in generale il turismo sostenibile».

A supporto del progetto Life Vimine si è svolta anche un’intensa attività di comunicazione che ha coinvolto circa 27 mila studenti, cittadini, associazioni e diportisti, con la promozione di buone pratiche a partire dalla riduzione della velocità in barca e alla segnalazione delle criticità riscontrate nelle barene come l’abbandono di rifiuti. —

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