Risplende il sotoportego dove si fermò la peste

Il sotoportego che fermò la peste torna alla sua integrità. Sarà inaugurato domani alle 17 in calle Zorzi il restauro ormai concluso del sotoportego di Corte Nova, finanziato dal Comitato di salvaguardia statunitense Save Venice (oggi alle 17.30 nella sede del Rosand Library Study Center all’Accademia una conferenza di presentazione dell’intervento), che nasce da una bella storia veneziana, legata in particolare nella terribile pestilenza che la colpì nel 1630. I quattro dipinti seicenteschi restaurati per il comitato statunitense, insieme al soffitto ligneo e alla struttura del passaggio dall'Istituto Veneto per i Beni culturali, provengono originariamente appunto dal sotoportego di corte Nova - prima della corte omonima - o sotoportego della peste (ma anche sotoportego Zorzi), a Castello, a pochi passi dalla chiesa di San Lorenzo, anche se i dipinti sono stati per decenni conservati in magazzino. Tutto nasce da quella terribile pestilenza portata in laguna dalle navi commerciali, che non risparmiò gli abitanti di nessuna zona della città. Tranne, miracolosamente, tutti gli abitanti di corte Nova, protetti - secondo quanto volle da subito il sentimento popolare - proprio da quel sotoportego.
Perché la peste, per arrivare anche là, avrebbe dovuto attraversarlo ma - secondo la narrazione popolare - non ci sarebbe mai riuscita, paralizzata dalla sacra immagine della Vergine posta da tempo in quel luogo. Di fronte all'effigie la peste sarebbe "caduta a terra", tra i grigi lastroni di trachite, proprio nel punto dove compare ancora oggi una "piera rossa", una lastra di marmo rosso che simboleggia la sua sconfitta. E il colore rosso era, all'epoca, il colore del lutto.
Da qui l'origine della superstizione secondo cui quella pietra porta sfortuna e non deve essere assolutamente calpestata. Gli abitanti di corte Nova, grati al tempo alla Madonna della Salute che li aveva salvati dalla peste, costruirono nel sotoportego due capitelli raffiguranti la Santa Vergine e commissionarono a un artista del tempo quattro tele votive per illustrare i fatti dell'epidemia e l'intervento salvifico della Madonna. Furono esposte nelle pareti del passaggio. A illustrare l'intervento saranno i restauratori Renzo Ravagnan e Laura Martini.
I dipinti, rimossi dal sotoportego molti decenni fa per sottrarli a possibili vandalismi, sono riesposti nella chiesa di San Francesco della Vigna, ma torneranno anche nello spazio per cui furono concepiti, sotto forma di riproduzioni fotografiche. Sarà così ricostituito l'impianto dell'epoca che non comprendeva solo le tele. Il restauro di Save Venice si è allargato anche ai due bei capitelli, che ancora sopravvivono all'interno del sotoportego, uno davanti all'altro. Il primo tutto in legno, con due colonne a torciglione, il secondo con una nicchia di legno, tra due grosse colonne di marmo pitturate in rosso vermiglio. E ha compreso anche il bel soffitto a cassettoni di legno e decorazioni color oro e argento.
Enrico Tantucci
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