Risparmi bruciati pur di andare in vacanza
Il 57% delle famiglie non rinuncia a partire, il 32% sta via due settimane
«Per quest’anno non cambiare/ stessa spiaggia, stesso mare». Recitava così una canzone in voga nei ruggenti anni ’60. E suonerebbe bene anche oggi, visto che la passione per le vacanze, costi quel che costi, è nel Dna di quasi tutti. A confermarlo è uno studio dell’Aes (analisi economiche e sociali), sezione dello Studio Sintesi di Mestre. Risultato più eclatante: nel 2007 il 57% degli italiani andrà in vacanza in estate. Il dato è su scala nazionale, ma dipinge benissimo la situazione della nostra provincia. Valigie pronte e relax irrinunciabili, insomma, anche a costo, come segnala l’Aes in chiusura di rapporto, di andare «a scapito dei risparmi accumulati durante l’anno».
Si parte
. Detto che il 57% delle 200 famiglie contattate dall’Aes ha dichiarato che andrà in vacanza, bisogna anche tener conto di altri due dati. Se un 25,5% per quest’anno rinuncerà a lasciare almeno per qualche giorno la propria residenza, c’è un 17,4% che è ancora in bilico, ovvero non ha ancora deciso. Presumibile, insomma, che la quota dei vacanzieri possa aumentare all’ultimo momento. Sul fronte «vacanze, no grazie» va fatta un’ulteriore analisi: tenendo come dato base il 25,5% su un totale a base 100, il 16,1% motiva la sua decisione con motivi di natura economica, il 9,4% porta altre motivazioni.
I giovani
. Tra i vacanzieri la fascia d’età che la fa da padrone è quella compresa tra i 18 e i 24 anni, dove solo il 10% rinuncerà a un viaggetto o a un paio di settimane a base di sole, mare e belle ragazze per mancanza di denaro. Dato meno sorprendente di quanto si possa pensare, visto che questa fascia d’età è la meno condizionata da impegni di lavoro e da scadenze legate a mutui o presiti. Più dura per gli anziani: la maggior parte, vero, rinuncia per motivi personali, una consistente fetta (il 31%) è costretto a rinunciare alle vacanze per poche risorse finanziarie.
Durata e costi
. Estrapolando le analisi che riguardano solo quello che alla domanda «andrai in vacanza?» hanno risposo sì, è possibile anche delineare diverse tipologie in base alla durata e al costo complessivo. Prendendo in esame i dati raccolti emerge che il 32% delle famiglie contattate si concederà una vacanza di due settimane, una percentuale nettamente superiore a quelli che si accontenteranno di un’unica settimana (27,2). Il mese al mare o ai monti resta un privilegio per pochi (16,5%), si contano sulle dita di una mano anche i fortunati che staranno lontano dalle rispettive città da uno a due mesi. Occhio, però, a un’altra percentuale: c’è un 1% che chiamerà vacanza due-tre giorni lontano da casa. Per quanto riguarda il capitolo del budget investito la stragrande maggioranza sborserà in tutto una cifra compresa tra i 1.000 e i 2.000 euro (37,9%), al secondo posto di questa speciale classifica si piazzano quelli che tireranno fuori dalle loro tasche da 500 a 1.000 euro. Pochi, anzi pochissimi, gli eletti che per concedersi un attimo di stacco dal tran tran quotidiano sono disposti a spendere più di 5.000 euro: solo il 3%, poco meno della metà di quello che per fare le vacanze scuciranno meno di 250 euro (6,1%). E il costo per singola persona? Analizzato anche questo, per il 34,8% si va dai 300 ai 600 euro.
Risorse utili
. Si è parlato di spese, di costi per singole persone. Ma come vengono reperite le risorse per un soggiorno fuori casa. La «torta» fornisce una risposta interessante: il 58,4% degli interpellati dall’Aes dichiara che intaccherà i risparmi accumulati nel corso degli anni, mentre solo il 33,8% ammette di non avere problemi economici. Minima (5,2%) la percentuale dei vacanzieri che si godrà il sole o l’aria fine di montagna grazie alla quattordicesima, dotazione che non tutti i lavoratori hanno.
Quelli che no
. Si era accennato al 25,5% che ha risposto «no, non andrò in vacanza». Un intervistato su quattro, a spanne. Anche qui la situazione è multiforme. Un 52,4% del totale infatti motiva la sua decisione con «l’aumento generale delle spese familiari durante l’anno», Tradotto, mutui più cari, affitti indicizzati, pressione del caro carovita sul budget mensile di tante famiglie si portano via quella quota di denaro che i nuclei familiari normalmente accantonavano nel corso dell’anno per andare in vacanza. C’è poi un capitolo importante, quello delle rinunce per spese impreviste (28,6%), voce sotto la quale può andare ad esempio il cambio della macchina. Da tenere presente anche la situazione dei precari (il 4,8% motiva la rinuncia alle vacanze con la mancanza di lavoro fisso) e di chi ha un reddito troppo basso (9,5%). C’è poi una categoria a parte, che spesso non imputa la sua scelta a considerazioni di ordine economico: il 4,8% rinuncia alle vacanze per eventi straordinari, spesso si tratta della nascita di un figlio.
Addio tesoretto
. I risparmi accumulati nel corso di dodici mesi, ormai, non sono più un tesoretto intaccabile. «Emerge una nuova mentalità», si legge nel rapporto Aes, «in cui la vacanza è un bene irrinunciabile anche a scapito dei risparmi accumulati durante l’anno». E se non ci sono i soldi? Questo non è scritto dall’Aes, ma cresce il numero di chi compra la vacanze a rate, seguendo grosso modo la stessa trafila di chi compra una una vettura.
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