Rifiuti, 26 indagati e 19 mezzi sequestrati

CAMPONOGARA. Blitz della guardia di finanza ieri mattina su ordine del Gip del tribunale di Venezia Roberta Marchiori, per il sequestro preventivo di 19 mezzi utilizzati per la raccolta illegale di rifiuti speciali pericolosi. Sono finite indagate nell’inchiesta della Procura di Venezia ben 26 persone. In primis i titolari dell’azienda di raccolta di materiali ferrosi Colombara srl che ha sede in via Malcontenta 32 a Marghera e poi i proprietari dei furgoni che raccoglievano materiale ferroso pericoloso che avevano le loro sedi prevalentemente in Riviera del Brenta con propaggini però anche nel territorio di San Donà e Favaro.
Tutti gli indagati sono finiti nelle maglie della giustizia in quanto raccoglievano illegalmente rifiuti pericolosi senza essere iscritti ad un albo specifico regionale dei gestori ambientali. I contorni del giro d’affari della raccolta di materiale ferroso e rifiuti pericolosi è impressionante. Dal 2013 al 2015 la Colombara srl di Marghera ha raccolto 470 tonnellate di rifiuti incassando utili settimanali per oltre 45 mila euro.
Un giro d’affari di trattamento di rifiuti pericolosi che secondo le indagini della magistratura avrebbe aspetti poco chiari specie sulle procedure di smaltimento.
A raccogliere il materiale ferroso e i rifiuti pericolosi erano impiegati dalla Colombara srl per lo più cittadini stranieri o di origine nomade. Raccoglievano materiale ferroso pericoloso senza rispettare però le normative. La Colombara Srl finita nell’inchiesta da di sé una descrizione precisa. «Colombara Srl- si legge nel sito aziendale - opera nel settore delle demolizioni industriali, nella raccolta, recupero e trasporto di materiali ferrosi da tre generazioni. Dispone di un vasto parco mezzi composto da camion autocaricanti, caricatori stradali e da magazzino, cesoia mobile e presso cesoia fissa ed altre attrezzature. Sulla base dell’esperienza acquisita negli anni, ha elaborato un sistema imprenditoriale mirato a facilitare l’enorme problema che preoccupa chiunque deve avviare al recupero queste tipologie di rifiuto. Ci siamo contraddistinti per la peculiare vocazione a soddisfare le esigenze del cliente e del mercato».
Ma da quanto si apprende dalle indagini alla fine si serviva di “collaborazioni esterne”. L’azienda di Marghera è difesa dall’avvocato Gianluca Rizzardi di Mestre, specializzato in diritto penale d’impresa con particolare esperienza in materia ambientale e di sicurezza del lavoro. «La maggior parte di questi imprenditori ambulanti», spiegano gli avvocati Pascale De Falco e Sara Pecin di Camponogara che ne difendono alcuni, «hanno la propria sede in Riviera del Brenta. Ora dimostreremo l’estraneità alle accuse».
L’azienda di Marghera finita nell’occhio del ciclone con i rifiuti pericolosi ci viveva. Il trattamento delle 470 tonnellate di materiale raccolto in due anni è risultato essere in termini di fatturato il 76 % del totale dell’intera azienda.
Ora la magistratura vorrà far chiarezza sulle precise responsabilità di ognuno dei soggetti coinvolti e se vi sono degli ulteriori collegamenti nei traffici di materiale pericolosi.
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