«Ricordare il passato per costruire il futuro»

Anche la figlia del giudice Chinnici al Memory Day con 200 studenti per parlare di mafia e speranza
Memory Day presso Palaplip via san Donà, Mestre
Memory Day presso Palaplip via san Donà, Mestre

MESTRE. «La memoria è una grande forza per il popolo, la memoria è mobile. Ricordare il passato per sapere dove andare nel futuro», parla ai ragazzi con entusiasmo Caterina Chinnici, figlia del Giudice istruttore Rocco che la mafia fece saltare in aria 30 anni fa perché grazie al suo pool di giudici, lo Stato si riprese la dignità nella lotta a Cosa Nostra. Caterina Chinnici, anche lei magistrato, ieri era ospite al Palaplip del Memory Day, l’appuntamento annuale organizzato da sindacato di polizia Coisp, Comune e associazione Fervicredo, per ricordare le vittime-eroi della legalità, organizzato a dieci anni dall’attentato di Nassiriya.

Parte centrale dell'evento il convegno «Testimoni della memoria, un viaggio di ricostruzione della nostra storia collettiva attraverso le vicende del passato e i testimoni del nostro presente». Molte le testimonianze a ricordare le vittime: oltre a Caterina Chinnici c’erano Donato Agnoletto, sequestrato nel 1988 dalla Mala del Brenta di Felice Maniero; Lorenzo De Michele, vittima il 5 giugno del 1981 di un agguato camorristico all'età di 8 anni che lo ha reso invalido; Maria Grazia Laganà Fortugno, moglie del vice presidente del Consiglio Regionale della Calabria Francesco Fortugno, assassinato il 16 ottobre 2005 a Locri; Marina Orlandi Biagi, moglie del professor Marco Biagi, il giuslavorista ucciso dalle nuove Brigate Rosse a Bologna il 19 marzo 2002. All'incontro erano presenti oltre duecento ragazzi, in rappresentanza degli studenti provenienti da 14 istituti superiori della città e provincia. Ha detto Caterina Chinnici che la memoria «è mobile». La memoria appunto non si ferma in un preciso momento per un preciso fatto. È contenitore che non va mai chiuso. La storia di Lorenzo De Michele ne è un esempio: «Un attentato della camorra mi ha reso invalido. Stavo giocando davanti al negozio di mio zio quando i killer hanno sparato e io sono rimasto ferito, avevo 8 anni. Ma io sono vittima due volte della camorra: a giugno mio figlio di nove anni è morto per un tumore, io e mia moglie ci siamo chiesti perché. Abbiamo chiesto ai medici quali potessero essere le cause. E loro hanno detto che molto probabilmente era dovuto alle condizioni ambientali, ai veleni che la camorra ha seppellito nel terreno tra Napoli e Caserta. A Dio ho chiesto: perché ancora a me? Ma ora vedendo voi ragazzi sono convinto che voi siete più forti di qualsiasi organizzazione criminale. Grazie ancora per avermi invitato».

Altra tappa del «Memory Day» il 23 maggio 2014, data che ricorda l'attentato di Capaci che costò la vita a Giovanni Falcone, alla moglie Francesca e a tre agenti della scorta. (c.m.)

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