Rialto, riordino al via per i banchi di frutta e la vendita di prodotti

C’è l’ok in giunta alla delibera dell’assessore al Commercio Anche le spezie accanto alle verdure. Tendaggi da rifare 
Eugenio Pendolini

venezia

Sistemazione dei banchi in Casaria e apertura alla possibilità di vendere spezie e altri prodotti confezionati oltre a frutta e verdura, gli unici attualmente autorizzati dai regolamenti comunali insieme al pesce in Pescheria. L’obiettivo è di allargare l’offerta commerciale e attrarre i turisti con altri prodotti tipici, resteranno però banditi snack e paccottiglia varia. La trasformazione di Rialto muove i suoi primi passi.

Ieri la giunta ha infatti dato il via libera alla delibera dell’assessore al commercio Sebastiano Costalonga sul riordino del mercato ortofrutticolo. Nel dettaglio, è previsto la rimozione dei banchi di frutta e verdura lato Erberia (quattro in tutto), con il loro spostamento in verticale anziché in orizzontale. Lo scopo è di allargare lo spazio per il passaggio dei cittadini. Saranno poi rifatti i tendaggi e la struttura dei banchi. Entro il prossimo anno si penserà poi a un nuovo bando per l’assegnazione dei banchi rimasti vuoti. Alle difficoltà legate alla direttiva Bolkestein, che imponeva rigide limitazioni, negli ultimi anni si è aggiunto un lento declino del cuore di Venezia e del suo mercato. Basti pensare che se negli anni ’90 le licenze di frutta e verdura superavano il numero di cinquanta, oggi non raggiungono il numero di dieci.

Altra importante novità prevista nella delibera è la possibilità di aggiornare le categorie merceologiche di vendita nell’area «per rendere più adeguata la tipologia dell'offerta a fronte della contrazione dei consumi di ortofrutta da parte della cittadinanza oggi presente». Tradotto? «Stiamo pensando alla possibilità di vendere qualche altro prodotto locale», spiega l’assessore Sebastiano Costalonga, “come ad esempio sacchetti di spezie, con l’obiettivo di allargare l’offerta anche ad un turismo interessato per rivitalizzare il più possibile Rialto nell’arco dei dodici mesi. In parallelo, lanceremo a breve l’idea di realizzare un marchio di qualità del Comune di Venezia per valorizzare la filiera».

Per fare un esempio, il pesce di Rialto bollinato con il marchio di qualità potrebbe essere venduto ai ristoranti cittadini con un certificato di qualità e provenienza. L’idea, del resto, è contenuta nel documento unico di programmazione che prevede la creazione del marchio “De.Co. Denominazione comunale per la valorizzazione attività agroalimentari tradizionali”.Si tratterebbe di un’arma in più, nelle intenzioni del Comune, per tutelare il nome di Rialto.

Se sul fronte commerciale qualcosa si muove, tutto fermo invece per il momento ogni discorso relativo al recupero della funzione sociale di Rialto. Al Comune e ai lavori pubblici spetterà sciogliere i nodi sul futuro degli spazi abbandonati della loggia (rovinati, in alcuni casi, come testimoniano le schegge in legno che cadono dagli architravi della Pescheria). Da capire poi cosa si intenderà fare con il recupero del Palazzetto delle Pescherie e quello delle Fabbriche Nuove sansoviniane prossime allo svuotamento, con lo spostamento degli uffici giudiziari alla Cittadella della Giustizia. Se ne parla da tempo ma per ora tutto tace. Gli unici a non demordere sono le associazioni cittadine come il Comitato Rialto Novo che da tempo chiedono progetti culturali e servizi nel cuore della città. E proprio sul futuro del tribunale di Rialto è arrivata nei giorni scorsi la proposta di trasformarli nella sede internazionale di Ca’ Foscari. L’idea porta la firma di due ex consiglieri comunali, Rocco Fiano e Maurizio Crovato, ed è stata recapitata alla rettrice di Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello. —





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