Rapporto Unesco, Venezia ancora a rischio. «Meno turisti e stop a hotel e grandi navi»

VENEZIA.
Ridurre il numero dei turisti in arrivo a Venezia. Non costruire più nuovi alberghi. Scegliere finalmente la soluzione definitiva per non far passare più le Grandi Navi in laguna. E, nel caso non si sia capaci di farlo, spostarle in un altro scalo portuale, come ad esempio quello di Trieste. Sono solo alcune delle cinquanta raccomandazioni contenute nel corposo rapporto di missione sul sito Unesco di Venezia e laguna stilate dai tre ispettori ddel World Heritage Commitee, di Icomos e di Ramsar, dopo la visita di quattro giorni alla fine di gennaio.
Il rapporto è stato appena trasmessi dal centro del patrimonio Mondiale al Ministero dei Beni Culturali, che provvederà ora a inoltralo a quelli dell’Ambiente e delle Infrastrutture e poi anche al Comune di Venezia per le proprie osservazioni prima che nella prossima sessione del Comitato dell’Unesco sia discusso. Con il rischio concreto questa volta che Venezia e laguna vengano inseriti tra i siti Unesco del patrimonio mondiale considerati in pericolo.
Perché lo stesso Ministero dei Beni Culturali giudica negativa la valutazione espressa nel rapporto dagli ispettori inviati dell’Unesco che dovevano esaminare lo stato di adempimento delle raccomandazioni già espresse nella missione del 2015 e le decisioni del Comitato del Patrimonio mondiale degli anni successivi fino a quella di Baku del 2019 che rinviava appunto al prossimo Comitato - ancora da fissare per l’emergenza Coronavirus - la decisione finale sulle sorti di Venezia.
Ma per gli ispettori i progressi compiuti da Venezia nell’affrontare le criticità legate a turismo e ambiente sono troppo lenti e limitati e la situazione della città è complessivamente peggiorata e preoccupa fortemente gli ispettori dell’Unesco per il suo futuro. Ritenuto urgente e necessario l’adozione di misure molto più forti a tutela della città e una visione strategica per raggiungere questo scopo, ora mancante.
Sono otto i temi relativi a Venezia e laguna di cui il rapporto degli ispettori si occupa e riguardano tra l’altro il turismo, la residenza, il problema Grandi Navi, i progetti di sviluppo della città, la Legge Speciale, il Mose e l’ecosistema lagunare.
Anche se in questi mesi ci ha pensato l’emergenza Coronavirus, il rapporto Unesco raccomanda la riduzione del numero di turisti in arrivo a Venezia e un freno a quei progetti che vanno invece nella direzione opposta, come quella del potenziamento dell’aeroporto di Tessera. Giudicata negativamente anche la costruzione in questi anni di nuovi alberghi che aumentano ulteriormente la pressione turistica sulla città. Si chiede pertanto lo stop alla realizzazione di nuove strutture alberghiere, come agli alloggi turistici e ai bed &breakfast. Sollecitate invece incentivi per la residenza.
Il rapporto lamenta anche che nessuna decisione definitiva sia stata ancora presa o realizzata per vietare del tutto il passaggio delle grandi navi da crociera in laguna. No anche allo scavo del Canale Vittorio Emanuele per i possibili effettivi negativi dal punto di vista ambientale. Se non si riuscirà a definire in tempi ragionevoli lo spostamento del terminal crocieristico al di fuori della laguna, gli ispettori raccomandano il trasferimento del settore crocieristico o di parti di esso versi altri porti attrezzati come Trieste.
Gli ispettori raccomandano anche di fermare i grandi progetti che possano aumentare l’impatto ambiente e antropico su Venezia e laguna, a cominciare ad esempio dal nuovo deposito Gpl di Chioggia. I progetti di tali dimensioni dovrebbero essere prima sottoposti all’Unesco proprio per valutarne l’impatto. Chiesto a questo proposito che nella nuova Legge Speciale venga inserito il fatto che Venezia è sito Unesco, dando così anche veste giuridica ai vincoli che l’iscrizione comporta.
Il rapporto rileva anche un eccesso di “governance” sulla laguna, con troppi soggetti - Stato, Regione, Comune, organi periferici - a occuparsene, con inevitabili conflitti di competenze e mancanza di una visione di insieme. Le competenze andrebbero pertanto concentrate e ridotte soprattutto in sede locale. Preoccupazione anche per l’ecosistema lagunare, chiedendo l’adozione di un piano morfologico della laguna, ma anche di un piano delle acque e di un piano del clima. Per Il Mose si chiede l’effettiva entrata in funzione, ma anche il monitoraggio e l’attuazione degli interventi di mitigazione previsti. —
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia