Quel furto di bobine di rame finito male nei cantieri del Mose

cavallino
Un maxi furto di rame ai cantieri del Mose al Cavallino, con scontro e tanto di armi alla mano con una banda di ladri rumeni, a loro volta in azione.
Per questo venne arrestato nel 2013 Girolamo Arena, ora collaboratore di giustizia al fianco della Procura nel processo al “Clan Donadio”. Allora in carcere ci finì «in circostanze impreviste, dato che il furto - pur pianificato - fu portato avanti senza che io ne sapessi nulla». Una figuraccia per l’uomo che ora si presenta come uno dei sodali più vicini a Donadio e, invece, al tempo, raggirato dal cognato.
Trentadue quintali di rame: un affare da 40 mila euro, mandato all’aria dai carabinieri di Jesolo, che avevano arrestato Arena e il cognato Paolo Messina, condannati poi per direttissima a due anni e dieci mesi di reclusione e 900 euro di multa ciascuno.
«Della possibilità di fare questi lucrosi furti», racconta il pentito, nell’interrogatorio dell’11 luglio scorso, «avevo appreso da mio cognato e da alcuni rumeni da me assunti alla Ag Costruzioni, che mi avevano detto che c’era molto rame ai cantieri del Mose: mi chiesero di partecipare anche per aumentare la capacità predatoria, utilizzando il mio furgone. Ne parlai a Luciano Donadio che accettò, aggiungendo che aveva l’aggancio con un guardiano notturno del cantiere, che avrebbe potuto farci accedere con un camion e fare un grosso furto di bobine intere di rame. Avremmo diviso a metà il guadagno: metà a lui e metà alla nostra batteria». Successe però che Messina anticipò tutto: «Mi chiese in prestito il furgone andando, a mia insaputa, a rubare il rame con i rumeni. Quindi si sono messi a litigare con altri rumeni che stavano rubando nello stesso cantiere e questi ultimi tirarono fuori i coltelli. Allertato da mia sorella, mi sono recato di notte in loro soccorso al cantiere di Cavallino dove ho sistemato la situazione estraendo una pistola, una Beretta, con cui ho indotto i rumeni che ci contrastavano ad andarsene. Purtroppo alla prima rotatoria ci siamo trovati i carabinieri che ci hanno arrestato». —
r.d.r.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia