Quando le cernie brune e le pescatrici popolavano un Adriatico «generoso»

Una cernia bruna scomparsa dall’Adriatico
CHIOGGIA.
C'erano una volta, in Adriatico, le cernie brune, le razze, gli squali, i merluzzi e le rane pescatrici (dette code di rospo, segno che quelle che mangiamo sono per la massima parte «foreste»). Non è l'inizio di una favola ma un dato storico, ricavabile da racconti, leggende, dipinti e documenti commerciali. La novità è che, ora, si può anche dire «quanti» erano questi pesci, ben prima delle osservazioni scientifiche compiute negli ultimi 50 anni. L'Istituto superiore protezione e ricerca ambientale (Ispra) di Chioggia e l'Istituto nazionale di oceanografia e geofisica sperimentale (Ogs) di Trieste, infatti, hanno a messo a punto un sistema per «calcolare» la consistenza di questi antichi stock ittici a partire dalle descrizioni letterarie e iconografiche del passato (dal 1818). Un lavoro reso difficile dall'evoluzione della lingua e dall'uso, nelle fonti, di termini dialettali ormai desueti. Alla fine, però, è stato stilato un elenco di 255 specie «osservabili» divise in quattro categorie; molto rare, rare, comuni e molto comuni. Poi si sono esaminate le statistiche di sbarco dei principali mercati ittici dell'alto Adriatico e, confrontandole con la classificazione suddetta, si è ottenuta una quantificazione più precisa per un centinaio di specie e a estrapolare i dati delle altre. Lo studio potrà rivelarsi un importante strumento di comprensione e gestione dell'evoluzione delle comunità ittiche in Adriatico. (d. deg.)
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia
Leggi anche
Video