Prostitute, condannato il gestore del Diana

VENEZIA. Diversamente dai suoi sodali, aveva scelto di non patteggiare, ma di andare a giudizio. Ieri, il Tribunale di Venezia - presidente Irene Casol - lo ha condannato per sfruttamento della prostituzione: quattro anni e sei mesi di reclusione, infatti, è la pesante condanna per Ezio Dall’Antonia, 43 anni, ex presidente dell’associazione che gestiva il club notturno di Loncon "Diana 2010" di Annone Veneto ( già"Pagoda" e "The King"). Il collegio lo ha condannato anche all’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici. Si conclude, così, il primo grado di giudizio sulla gestione allegra del locale notturno, rivelata da un’indagine del Nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Venezia, nel 2010. Sulla carta il “Diana” era un circolo gestito da un’associazione culturale: in pratica di culturale in quel circolo c'era poco o niente, ma abbondavano le ragazze disponibili a rapporti sessuali. Una quindicina le donne dell'Est Europa e due sudamericane, tra i 20 e i 30 anni, che nei privè si prostituivano. L’indagine era stata coordinata dal pubblico ministero Massimo Michelozzi, che aveva indagato quattro persone per sfruttamento della prostituzione. Davanti alla giudice Marta Paccagnella - a febbraio - in tre avevano optato per patteggiamento e rito abbreviato (sconti in cambio di riti leggeri), così le pene erano state di due anni e otto mesi di reclusione per il 55enne Antonio Violante di Pordenone (il barista del locale), un anno e quattro mesi per il 47enne Sandro Cellant (il cameriere) di Portogruaro e un anno e sei mesi per il 31enne Moris Segatto (il titolare) di Sacile. Era rimasto isolato Ezio Dall'Antonia, che era stato presidente del Circolo culturale, e che ha optato per il processo tradizionale, davanti ad un collegio di giudici, in aula, che si è svolto ieri, con la condanna a quattro anni e sei mesi. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del Nucleo investigativo - guidato dal comandante Enrico Risottino - Segatto e Cellant reclutavano ragazze straniere per l'esercizio della prostituzione o, comunque, ne favorivano l'attività all'interno. Un privè costava al cliente una cifra che variava tra i duecento e i 250 euro, metà per i gestori. (r.d.r.)
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