Dieci anni di chiesa di Ol Moran: un pezzo di Mestre in Kenya

Dal 1997 la missione della Diocesi di Venezia favorisce il contrasto alla povertà. Don Basso: «La scuola è  la nostra priorità» 

Maria Ducoli
Gli alunni della scuola di Ol Moran
Gli alunni della scuola di Ol Moran

Sono passati dieci anni dalla consacrazione della chiesa parrocchiale di San Marco, a Ol Moran, nel cuore rurale del Kenya. Là, dove un tempo non c’era niente, è nato un villaggio, una comunità. Dove la povertà faceva da padrona, sono state costruite possibilità, scuole come finestre per allargare il proprio orizzonte, cliniche e ospedali per guarire, curare, riconoscere i diritti fondamentali.

La missione

La missione del patriarcato di Venezia risale al 1997 e, da allora, è cresciuta e ha permesso a quella zona semi arida di savana, nella regione di Laikipia, di svilupparsi. «In questi anni», racconta il parroco don Giacomo Basso, in Africa dal 2009, «il Kenya è cresciuto, così come tutto il continente sotto diversi aspetti, sia a livello economico che sociale ed ecclesiastico».

Le sfide non mancano, prima fra tutti quella di una chiesa giovane che ha a che fare con una comunità senza tradizione ecclesiale, ma con una grande energia. La parrocchia conta circa 4.500 cattolici in una zona abitata da circa 10.000 abitanti di 12 gruppi etnici.

Le opere

In questo mix culturale, la Diocesi veneziana nel 2013 ha costruito la scuola parrocchiale Tuimani Academy, che va dall’infanzia alle medie, con convitto annesso. «Il nostro obiettivo è dare un’istruzione di qualità a questi bambini e ragazzi, per permettere loro di avere un futuro» commenta il parroco. Spazi adeguati, alloggi per gli insegnanti, aule scolastiche e attrezzature multimediali: il lavoro dei missionari non è mai finito.

«Il problema più urgente del Paese è favorire la crescita dell’istruzione, dove c’è carenza educativa nascono i problemi, la delinquenza. La scuola è una priorità».

Per i bimbi malnutriti, invece, c’è una struttura ad hoc, la casa “Magnificat”, di proprietà delle Suore Ancelle della Visitazione, che dal 2015 accoglie anche i bambini disabili, supportandoli nel percorso scolastico.

L’impegno della missione è anche sul fronte ambientale: la Diocesi sta aggiungendo serbatoi per la raccolta dell’acqua piovana per i vari edifici del centro, delle cappelle e della scuola, sui campi parrocchiali ha introdotto il sistema di irrigazione a goccia, che ottimizza l’utilizzo dell’acqua potenziando la produzione anche durante i mesi secchi e, infine, ha messo a punto progetti specifici per la piantumazione di alberi nelle proprietà parrocchiali, tra cui anche alcuni terreni dedicati a forestazione.

I seminaristi a Ol Moran
I seminaristi a Ol Moran

I seminaristi in formazione

Ol Moran, per quanto si trovi sulla linea dell’Equatore, è nel cuore dei mestrini, che continuano a supportare la missione. Ed è anche una palestra per i seminaristi, che vanno in Kenya per un periodo di formazione. Quest’estate dal Seminario patriarcale sono partiti in quattro per trascorrere due mesi fianco a fianco di don Basso. I giovani che sono giunti in Kenya sono Andres Frutos Rivas, di 29 anni, Niccolò Bellini di 23 anni, Christian Vidotto, di 23 anni e Rafael Mourthé Felix di 22 anni.

Tutti al terzo anno del cammino formativo seminaristico, torneranno il prossimo 3 settembre per ripartire con il loro percorso, arricchiti e forti dell’esperienza africana. In vista della partenza, qualche settimana fa, durante la Veglia di Pentecoste, i giovani avevano anche ricevuto dal Rettore del Seminario la croce missionaria.

 

 

 

 

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