Profughi, la Caritas vuole più collaborazione

CHIOGGIA Profughi in città: permessi di soggiorno prorogati, però manca qualsiasi forma di integrazione. Qualche giorno fa, infatti, il Governo ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre 2012 lo...
Elisabetta Donaggio mph02b 14/10/2003 Chioggia: Padre Epimaque Makuza proveniente da Giusenyi Ruanda al centro in visita all'Ass. Grasso a sx con d. Marino Callegari 50 anni di matrimonio e padre Epimaque Makuza
Elisabetta Donaggio mph02b 14/10/2003 Chioggia: Padre Epimaque Makuza proveniente da Giusenyi Ruanda al centro in visita all'Ass. Grasso a sx con d. Marino Callegari 50 anni di matrimonio e padre Epimaque Makuza

CHIOGGIA

Profughi in città: permessi di soggiorno prorogati, però manca qualsiasi forma di integrazione. Qualche giorno fa, infatti, il Governo ha deciso di prorogare fino al 31 dicembre 2012 lo stato di emergenza umanitaria sul territorio nazionale e di ulteriori sei mesi la durata dei permessi di soggiorno rilasciati agli immigrati provenienti da diversi stati africani. La proroga è stata concessa per evitare di far cadere in clandestinità circa 11 mila profughi, già titolari di permessi di soggiorno per motivi umanitari. A Chioggia sono presenti, attualmente, 41 persone provenienti da più stati dell'Africa, tra cui Mali, Burkina Faso, Senegal, Costa d'Avorio, Nigeria e Ghana. La Caritas spiega che i giovani dell'Africa subsahariana avevano trovato in Libia lavoro e strade per emigrare verso l'Europa. Inoltre il regime libico è sempre stato promotore di una unione e una politica unitaria degli stati africani. Dopo la destituzione di Gheddafi, però, l'effetto delle migrazioni si è acuito, obbligando l'Italia ad organizzare un sistema di accoglienza che coinvolge l'intero territorio nazionale. A Chioggia i profughi sono ospitati in due alberghi della città, grazie a una convenzione stipulata tra la Prefettura e le strutture ricettive. Per loro, quindi, vitto e alloggio sono garantiti ma, per il resto, continua ad intervenire la Caritas diocesana, per dare l'istruzione di base, indispensabile per rapportarsi con gli italiani. «Non avendo un compito specifico - spiega il responsabile della Caritas Diocesana, don Marino Callegari - ci siamo posti in un atteggiamento collaborativo con le istituzioni, per riuscire ad integrare al meglio queste persone, anche se, sul loro futuro, permane molta incertezza. La Caritas, poi, sottolinea che gli stessi credenti faticano a interpretare e capire il fenomeno migratorio».

Andrea Varagnolo

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