Procedura contestata, annullato il permesso alla seconda spiaggia degli Alberoni

Serve la Valutazione ambientale per l’ok allo stabilimento balneare Aquarius, realizzato accanto ai celebri "Bagni Alberoni". Il Tar annulla il permesso a costruire rilasciato dal Comune
Una veduta areea dell'intera spiaggia degli Alberoni al lido di Venezia
Una veduta areea dell'intera spiaggia degli Alberoni al lido di Venezia

VENEZIA. Il Tar del Veneto annulla il permesso di costruire rilasciato dal Comune per lo stabilimento balneare Aquarius agli Alberoni, inaugurato poco meno di un anno fa.

L’illegittimità, secondo i giudici amministrativi, sta nella mancanza della Vinca (Valutazione di incidenza ambientale) per il progetto realizzato all’interno dell’area naturalistica che ricade sotto la tutela europea.

Infondate, invece, le richieste dei ricorrenti di annullamento dell’autorizzazione paesaggistica e del parere della Soprintendenza. Una vittoria in giudizio dunque per il Caal (Comitato ambientalista Altro Lido) e per il Wwf (quest’ultima associazione non riconosciuta a stare in giudizio).

Gli avvocati di Caal e Wwf Alfiero Farinea e Angelo Pozzan nel 2020 avevano portato in tribunale il progetto del nuovo stabilimento balneare Aquarius. Realizzato con gazebo non impattanti in mezzo alle dune dell’oasi rientra nel più ampio rilancio targato Marzotto dell’ex colonia Padova agli Alberoni che sarà trasformata in un resort di lusso.

Il ricorso era stato sostenuto anche da Estuario nostro, Italia Nostra e Venezia Cambia, associazioni che, in seguito all’inaugurazione del nuovo stabilimento, avevano raccolto oltre 15 mila firme a difesa dell’oasi. Un primo progetto, nel 2019, era stato rigettato dalla Soprintendenza perché troppo impattante. Seguendo le indicazioni degli uffici, era poi stato approvato a distanza di un anno.

In attesa di un eventuale ricorso da parte del Comune e della stessa Aquarius srl, resta da capire se lo stabilimento potrà aprire i battenti per la prossima stagione estiva. Nel dettaglio, i giudici amministrativi hanno ritenuto fondato il ricorso legato alla violazione dell’articolo 37 del piano particolareggiato degli arenili del Lido, riconoscendo anche il pagamento di 3 mila euro per le spese.

La norma prevede che per le concessioni che ricadono in area Sic e Zps (aree di pregio protette dal punto di vista ambientale), in caso di trasformazioni o modifiche di edifici e dell’organizzazione degli stabilimenti balneari, sia necessario produrre una relazione di incidenza ambientale. Per gli ambientalisti non bastava la presentazione di una “relazione di non incidenza”, mentre per gli avvocati del Comune e di Aquarius era invece sufficiente dal momento che non si sarebbe trattato di un nuovo impianto e che, oltretutto, nell’area esisteva un precedente stabilimento.

Motivazioni non condivise dai giudici secondo cui la concessione numero 38, quella cioè dove è sorto lo stabilimento Aquarius, era abbandonata da tempo. Insomma, per il Tar si trattava di un “nuovo impianto” a tutti gli effetti e dunque dovevano essere valutati in maniera approfondita tutti i possibili effetti negativi sull’ecosistema naturale delle dune degli Alberoni. —



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