Portogruaro abbraccia Carolina

Emozione e lacrime nell’Abbazia di Summaga all’addio della 15enne morta per una malattia rara
Di Rosario Padovano

PORTOGRUARO. Il funerale è appena finito, sotto un sole splendido e perfino caldo. Qualcuno libera palloncini colorati come l'arcobaleno e bianchi come la sua purezza. Raggiungono in pochi minuti il cielo. Blu e immenso come il cuore di lei. Addio struggente e affettuoso a Carolina Villa, la studentessa di appena 15 anni vinta dopo due anni di dura lotta contro una malattia rarissima: la emofagocitosi. La giovane era iscritta alla 5° ginnasio B del Liceo Classico XXV Aprile di Portogruaro. Viveva a Summaga, in via Villa con i genitori Aldo e Francesca Fratter, i fratelli Antonio e Vittorio; nel ricordo dei fratellini Carlo e Marco, scomparsi per leucemia più di 20 anni fa. «Un giorno», dice emozionato il fratello Vittorio dal pulpito «ci riabbracceremo tutti. Ne sono certo».

Proprio l'Abbazia summaghese, dove Carolina per anni ha fatto la chierichetta, è stato il teatro de suo mesto addio. C'erano tutti: i compagni di classe, i professori, gli amici del catechismo e quelli della sua famiglia. Ma un po' tutti i portogruaresi, almeno ieri, si sono sentiti parenti di Carolina, virtuosa della musica e del pianoforte. L'hanno adottata, e perfino abbracciata, idealmente. È un pomeriggio amaro, bagnato dal pianto. Sulla bara di colore bianco ci sono rose dello stesso colore e una cornice con il suo ritratto. Accanto al registro di presente c'era una sua immagine. Sul lato posteriore i genitori e i fratelli hanno scritto: “Conoscerti è stato bellissimo. Grazie Carolina per quello che hai saputo darci e insegnarti. La tua mamma, il tuo papà, i tuoi fratelli Vitto e Anto, vivranno immersi nel ricordo di questi 15 anni, 2 mesi e 24 giorni vissuti insieme. Perderti è la più grande delle ingiustizie, mentre cosa giusta e sacrosanta sarà per noi ricordarti ogni giorno della nostra vita. Ti abbiamo tanto amata, ti amiamo tanto e continueremo a farlo per sempre!”.

Tra riflessioni teologiche e preghiere si giunge alla fine della celebrazione, quando vengono letti gli struggenti messaggi di amici e compagni di classe: “Sorriderai da lassù, la tu assenza è dura da accettare”. Si parla di Carolina, al presente. “Carol, ti ricordi il primo giorno di scuola? Una rosa è sempre una rosa. Sei sempre una bella ragazza, sempre pronta a metterti in gioco. La cosa che ci piace di più di te è che sei...un maschiaccio. Tu punti sulla sincerità e sul carattere. Ti vogliamo immaginare in un mondo migliore. Ciao Carol, stacci bene da lassù”. Non riusciva nemmeno a parlare, accartocciato dal dolore, il fratello Vittorio, sorretto dall'altro, Antonio. «Dal primo momento della scoperta della malattia abbiamo reagito, ci siamo amati sempre di più. Amando sempre più te, la nostra principessa. Angelo meraviglioso. Vi prego, non dimenticatela mai. Abbiamo imparato la saggezza, e l'amore. E la tenacia di non mollare mai. Non abbiamo mai mollato. Non siamo mai riusciti a staccarci. Non ti sei mai lamentata Carol, sei sempre stata un soldatino. Sono stati, questi, i 15 anni più belli della nostra vita». Si finisce coi ringraziamenti agli operatori sanitari. Una seconda famiglia. La terza è la città di Portogruaro. Presente, in lacrime dentro e fuori l'Abbazia. Abbraccia, un ultima volta, Carolina.

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