Porto Marghera compie cent’anni, gli architetti la reinventano così

Ecco i cinque progetti vincitori del Workshop 2016 Wave per i 2.200 ettari della zona industriale Aymonino “vede” silos che ospitano teatri e serre, sentieri fioriti ed edifici per ammirare la laguna

MARGHERA. L’aveva detto chiaro il rettore dello Iuav, Alberto Ferlenga, aprendo con il sindaco Luigi Brugnaro e il presidente della Biennale Paolo Baratta, il workshop 2016 Wave: «Al centro di questa edizione c’è la trasformazione di Porto Marghera, di cui ricorre nel 2017 il centenario.

Uno dei più importanti poli industriali d’Europa reso unico dalla contiguità con Venezia. Adesso occorre passare da una fase di lettura della realtà e di congetture alle proposte concrete».

Cinque progetti. E di proposte concrete e non solo di esercizi di stile è piena l’esposizione dei cinque progetti vincitori che si è chiusa il 22 luglio, dopo una breve esposizione al Cotonificio e al magazzino Ligabue, a Santa Marta.

Cinque progetti che nascono dallo studio di Porto Marghera e che sono certo parte dello studio dei giovani architetti, ma anche contributi per pensare al futuro di 2.200 ettari di zona industriale che guarda Venezia e che è passata dai 40 mila addetti ai circa 4 mila attuali, tra diretti e indiretti.

Un’area industriale che attende le bonifiche, nuovi investitori, un riscatto che significa nuovi posti di lavoro e produzioni più attente all’ambiente e alla salute. Le idee dal workshop dello Iuav escono a piene mani, per dire che un futuro è possibile.

I NUMERI

Area reinventata. Grandi plastici aiutano a muoversi nel vasto progetto del gruppo di lavoro coordinato da Aldo Aymonino sul “Playground tecnologico” che parte dal disegno del suolo, dalle bonifiche, andando a rimodulare spazi e funzioni lavorando su vari temi: energia, tecnica, verde, tempo libero, servizi e memoria.

Nella zona sud di Marghera ecco il grande parco e servizi come gli impianti sportivi (tema che ritorna spesso anche nelle altre proposte). Impianti sportivi da servire potenziando la linea ferroviaria esistente. Il vicino campeggio viene ampliato.

La penisola della chimica viene reinventata come sistema verde per la bonifica di un’area nata sugli scarti industriali. Un grande parco a zone con ampi corridoi verdi in mezzo ai silos e le ciminiere che non vengono abbattuti ma reinventati: ospitano infatti teatri e serre.

Anche le tre sporgenze della penisola vengono ripensate: la prima, dedicata alla raccolta del grano diventa una zona pianeggiante; nel braccio centrale si pensa ad una sorta di labirinto tra depositi di ferro e container; per l’ultimo pezzo ecco un belvedere che porta verso un molo di attracco di imbarcazioni.

Bio Marghera. Spicca la “BioMarghera”, una Marghera che diventa green nella produzione energetica. Nella parte più vicina al parco di San Giuliano gli studenti riprendono e ampliano il concetto degli emicicli per le barene di San Giuliano pensati nel 1958 da Ludovico Quaroni e reinventano lo spazio inserendo piste ciclabili.

Cinque progetti per Porto Marghera

Silos trasformati. I vecchi silos diventano servizi di car e bike sharing (auto e bici in affitto). E vista la presenza della raffineria Eni si utilizza anche il concetto di “land art” per puntare su una produzione energetica pulita.

Gli edifici esistenti nella zona vengono rimodellati, e non abbattuti, creando passerelle da cui godere di una vista a 360 gradi verso Venezia e la sua laguna. Il progetto pensa poi all’isola delle Tresse dove per una bonifica sostenibile, si usano tecniche di fitorisanamento e fitodepurazione.

Sentieri fioriti. Pioppo, canapa, girasole selvatico, senape indiana sono piante utili, che si nutrono di metalli pesanti. E le due isole sono quindi collegate da sentieri fioriti e percorsi illuminati con installazioni circolari, che ricordano i silos del passato.

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