Porto commerciale, il traffico container in picchiata

MESTRE. I dati non sono certo confortanti per il porto lagunare che nella prima fase dell’emergenza sanitaria aveva retto grazie ai traffici legati a settori essenziali come la logistica, l’industria energetica, delle plastiche per usi alimentari o sanitari e prodotti per l’alimentazione (sopratutto cereali).
A pubblicarli è il quotidiano specializzato on-line “Infomar” - sulla base delle elaborazione della banca dati di Ship Store - che ha preso in esame il traffico di merci su container e le toccate delle navi che li trasportano in tutto il mondo. Infomar analizza tutti i porti italiani e l’andamento dei loro traffici effettivi e previsti arrivando alla conclusione che rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (marzo-maggio), la movimentazione di merci su container e via nave risultano in calo del –31% rispetto al corrispondente trimestre del 2019. Nello specifico «se il porto commerciale di Venezia e Chioggia ha sinora retto meglio alla crisi creata dalla pandemia da coronavirus, con un +67% di traffici registrato a febbraio 2020 nei servizi marittimi containerizzati, seguito da un +100% nel mese successivo e un +9% nel mese corrente, tuttavia a maggio 2020 per il porto lagunare si prospetta un drastico calo del –93% delle partenze previste di servizi di linea commerciali».

Del resto, nella conferenza stampa del 23 marzo scorso organizzata dall’Autorità di Sistema Portuale di Venezia e Chioggia con le associazioni degli operatori del settore - quando gli effetti della riduzione globale dei traffici marittimi non erano ancora così evidenti - il presidente, Pino Musolino, aveva detto, a proposito del traffico merci su container che in laguna conta su due terminal dedicati (Vecon e Tiv): «Alcuni operatori parlano di 17 milioni di Teu in meno a livello mondo finora, quindi probabilmente si potrebbe arrivare a 80 milioni di Teu in meno al mondo a fine 2020, ciononostante si osservano effetti significativi di ripresa sulle rinfuse, mentre c’è uno stop sul fuel e sul kerosene avio (gli aerei sono fermi, ndr) è tutto molto fluido e gli effetti li vedremo fra uno o due mesi quando altri paesi che entreranno in crisi più avanti produrranno con la flessione delle loro economie ricadute anche sull’Italia».
Tutto previsto, insomma, come spiega la rivista Infomar: «La pandemia di Covid-19 e le misure di limitazione alla mobilità adottate ormai a livello globale per contenere il contagio stanno mostrando con sempre maggiore evidenza il loro impatto negativo sui traffici marittimi, in particolare su quelli containerizzati, con un corrispondente effetto sull’attività dei porti». «Non fanno certo eccezione quelli italiani», continua, «che stanno registrando una drastica riduzione dei traffici e un conseguente devastante impatto sul livello di merci movimentate. Le principali alleanze armatoriali mondiali stanno implementando iniziative di riduzione dei servizi e della capacità di trasporto offerta». Ad aprile 2020 l’impatto sul traffico di container nei porti italiani è risultato ancor più evidente con 269 partenze di servizi di linea previste e una diminuzione del –21%. E a maggio 2020 si prevede un ulteriore notevole contrazione del volume dei traffici. La conferma «giunge dalle partenze di servizi di linea previste nel mese dai porti italiani: sono state pianificate le partenze di sole 129 navi da tutti gli scali portuali nazionali, con un drastico crollo del –65% rispetto alle navi salpate dai porti italiani nel maggio 2019»
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