Pio Guaraldo, firmato il fallimento
Ieri la sentenza dopo 5 anni di concordato e aste milionarie andate deserte

Fine corsa. Dopo sei anni di concordato e continui tentativi di vendere il patrimonio immobiliare della società per rifondare almeno in parte i tantissimi creditori travolti dalla crisi dell’azienda la Pio Guaraldo è fallita. Il decreto è stato firmato ieri mattina in tribunale a Treviso ed ha messo la parola fine alla una storia di una impresa di costruzioni nata nel lontano 1945 e precipitata nel baratro della crisi del settore edile segnando un passivo di quasi 90 milioni tra ipoteche, creditori privilegiati e chirografari.
L'impresa con sede a due passi dalla regionale Castellana, a Paese, ha operato sia nel settore pubblico che in quello privato, a Treviso come a Venezia, Padova e fuori dal Veneto per la realizzazione di parcheggi, ospedali, teatri, parcheggi, palazzine residenziali. Sulla cresta dell’onda finchè l’onda c’era poi, dopo il 2008, le secche della crisi che tra 2012 e 2013 hanno portato alla cassa integrazione e alla presentazione del concordato preventivo per evitare il fallimento.
Alla domanda di concordato, il capitale sociale (appena 5 milioni) apparteneva interamente alla “Nova Marghera Spa”, società guidata dalla stessa famiglia di quel Lorenzo Marinese che a inizio Duemila aveva preso le redini della Pio Guaraldo e poi tentato invano di gestirne la salvezza, anche con il concordato.
All’atto della richiesta del concordato infatti, stando a quanto affermò il commissario giudiziale, il gruppo Guaraldo era riconducibile anche alla moglie di Lorenzo Marinese, Adriana Manaresi (guida di nova Marghera e oggi anche membro del cda dell’interporto Toscano), e ai tre figli Rugiada Camicina, Gian Lorenzo (oggi responsabile della società Nova Facility, che dal 2015 lavora per l’accoglienza dei migranti) e Vincenzo (oggi nuovo presidente di Confindustria di Venezia e Rovigo).
Nomi che pesano nel panorama economico non soltanto trevigiano, così come pesava quello della Guaraldo che vantava interventi a Ragusa, Torino, Palermo, Pordenone.
La procedura però non mise d’accordo tutti, ma alla fine passò con il giudizio che per quanto non potesse soddisfare a pieno le richieste di risarcimento dei creditori – vista la crisi – potesse almeno dare uno spiraglio di solvibilità. Ma le cose non sono andate come ci si aspettava.
Dal 2012 ad oggi per la Pio Guaraldo, e per il curatore indicato dal tribunale, è stato un continuo susseguirsi di disillusioni.
Deserti tutti i bandi di gara fatti per vendere le proprietà direttamente riconducibili alla società, tra cui parte del complesso Vega di Mestre (la cui totalità fa invece capo alla Nova Marghera Spa), Palazzo Sernagiotto a Venezia, il centro commerciale Borgo a Padova. Aste che si sperava portassero nelle casse della procedura di concordato liquidatorio 30 milioni di euro, ma a cui il mercato non ha risposto nonostante i continui ribassi e le continue chiamate.
Pare che alla fine, a far scattare il fallimento, sia stata la richiesta esterna di uno dei creditori, a quanto sembra accolta quando ormai il piano di liquidazione della società aveva raggiunto il limite temporale che era stato fissato.
Il fallimento della Pio Guaraldo ora inizierà il suo percorso ad aprile del prossimo anno quanto è stato fissato l’esame dello stato passivo dell’azienda.
Federico de Wolanski
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