Piazza Ferretto, un altro flop Chiude anche il negozio Sisley

Addio a Mestre, resta aperto solo il punto vendita nel centro storico di Venezia. Federmoda: «Gli outlet stanno svuotando il salotto cittadino»

MESTRE. Sisley chiude i battenti. Sarà domenica l’ultimo giorno di lavoro per il noto negozio di abbigliamento di piazza Ferretto che ha casa davanti al Duomo di Mestre. Nessuna scritta che annuncia la chiusura nonostante la voce si sia già sparsa, ma a chi entra e chiede la collezione primaverile, le commesse rispondono che non arriverà, perché da lunedì saranno chiusi, con le vetrine “oscurate” come il negozio a fianco, Kartell, che aveva abbassato le serrande a Natale. Motivo?

«Scelte aziendali» rispondono.

Sisley ha deciso di abbandonare il centro città e mantenere solo il punto vendita di Venezia. Da Mestre i grossi marchi e le catene preferiscono andarsene e spostarsi in piazze migliori e sicure, oppure nei centri commerciali. Il “salotto cittadino” continua a svuotarsi e sono nell’aria nuove dipartite di negozi storici. A

breve chiuderà anche la boutique di Roberta Scarpa che aveva casa in Galleria Barcella e che ha aperto solo un anno e mezzo fa. «Quello che manca è un interesse politico per la riqualificazione dei centri città» commenta Gianni Gabriel, presidente provinciale di Federmoda.

«Se non si incide seriamente non si creano nuove opportunità: oggi gli outlet hanno la facoltà di eseguire una produzione dedicata e ciò porta inevitabilmente all’eliminazione dei brand dai centri storici, se poi ci mettiamo i centri commerciali di cui l’hinterland di Mestre pullula e i saldi tutto l’anno, la torta è finita. I marchi se ne vanno uno dopo l’altro, del resto come si fa a vendere se chi produce fa concorrenza diretta?».

Prosegue: «Pian piano i più bei negozi e le firme note emigrano e vengono sostituiti da negozi con profili minori gestiti spesso da stranieri, senza nulla togliere. Negli ultimi 6 anni in Italia hanno chiuso 40 mila aziende nel campo della moda, 20 mila hanno riaperto e di queste una grossa parte nei centri commerciali, gli altri nei centri urbani ma con un profilo basso e spesso con distribuzioni straniere, ad esempio cinesi».

E ancora: «La politica deve decidere se vuole sostituire negozi con appartamenti al piano terra, basta che non si faccia nulla e in un paio di anni sarà fatta. Serve una rivitalizzazione che passa attraverso nuove infrastrutture e negozi che giustifichino il movimento nel centro storico, il ritorno dei brand, le infrastrutture».

Strategie? «Per esempio tassare e far pagare i parcheggi nei centri commerciali e con i soldi che incassa il comune detassare quelli dei centri storici». Infine: «Il turn over è la porta d’ingresso per la fine di tutto».

«Crisi e offerta superiore alla domanda portano a questi risultati, alla fine cede chi è più in difficoltà» commenta il direttore di Ascom Confcommercio Dario Corradi: «Siamo in un campo di battaglia, gli eserciti si misurano, il piccolo non regge e solo una volta nella storia Davide ha battuto Golia.

«Le chiusure di Mestre sono il risultato di 30 anni di scelte urbanistiche che hanno favorito un commercio diverso da quello del centro città e noi paghiamo queste scelte. Ricordo solo che si doveva realizzare un park multipiano fronte hotel Sirio in passato, poi è stato cancellato in previsione di fare parcheggi nell’ex Umberto I, infine sono spariti entrambi. Chi ha favorito la distribuzione moderna, come la chiamavamo anni fa, non si stupisca oggi se il centro si desertifica. L’unica chance è intercettare i turisti, farli diventare una risorsa, altrimenti Mestre si trasformerà in un dormitorio». —
 

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