Per i più deboli il Don Vecchi si fa in... otto con 57 nuovi mini

La città solidale si allarga: inaugurata l’ottava struttura  Grande sinergia tra don Armando Trevisiol e don Antoniazzi
Agenzia Candussi - FURLAN - MESTRE VIA MARSALA - MESTRE INAUGURAZIONE DON VECCHI 7. IN FOTO IL TAGLIO DEL NASTRO.
Agenzia Candussi - FURLAN - MESTRE VIA MARSALA - MESTRE INAUGURAZIONE DON VECCHI 7. IN FOTO IL TAGLIO DEL NASTRO.



La solidarietà cristiana non si ferma mai ed è per questo che ieri mattina sotto un sole a candela, don Armando Trevisiol e don Gianni Antoniazzi - dal grande palco allestito per l’inaugurazione del Centro Don Vecchi numero 7 di via Marsala - hanno annunciato l’allargamento della cittadella solidale degli Arzeroni con una nuova struttura, il Don Vecchi 8, oltre ad aver posato e benedetto la prima pietra del grande Centro del riuso di 5mila metri quadri.

Quando si inaugura un Don Vecchi, è festa grande. Le auto in fila non ci stanno e i park sono strapieni, perché tutti desiderano esserci e siccome in ogni nuovo complesso c’è un po’ della generosità dei cittadini, sono in tanti a voler tastare con mano quanto hanno contribuito a realizzare: dai volontari alle maestranze agli ospiti ai donatori a chiunque abbia acquistato un “bond paradiso” e senta il Don Vecchi anche un po’ suo.

Sul palco Edoardo Rivola consigliere della Fondazione, ha illustrato la storia del miracolo dei Don Vecchi: oggi ce ne sono per ciascun quartiere, manca solo la Gazzera. A fare gli onori di casa il vulcanico novantenne don Armando e il presidente della Fondazione, don Gianni Antoniazzi, pilastro del progetto. Il Patriarca di Venezia non c’era, mentre per il Comune erano presenti gli assessori Simone Venturini (Politiche sociali) e Massimiliano De Martin (Urbanistica), Municipalità, consiglieri, deputati.

«Sono passati sette anni da quando siamo arrivati qui», ha spiegato Rivola, «abbiamo inaugurato il cinque, il sei, il sette, poi abbiamo acquistato i terreni per realizzare il sogno di don Armando, ossia il mercato solidale. Adesso in questo villaggio risiedono 250 persone, che abbracciano un’età che va dai bambini appena nati ai 97 anni di Gino, una cittadella che si espande. Le somme necessarie arrivano e noi cerchiamo di gestirle nel migliore dei modi». Don Armando, applauditissimo, ha ringraziato la Fondazione: «Sono ospite al Don Vecchi da 15 anni e vivo una vecchiaia serena, auguro a chi ha a cuore il bene del territorio di operare ancora perché Mestre diventi una città solidale, che fornisce una risposta attuale alle categorie disagiate, perché si passi da una carità cristiana vecchio stampo alla solidarietà adeguata ai nostri giorni». Poi ha preso la parola don Antoniazzi: «Il Don Vecchi 7 è una ricchezza per il villaggio e per la Fondazione. Noi speriamo che la gente che vive qui si senta a casa, come tra amici. Quando abbiamo progettato il centro abbiamo pensato agli anziani, ai genitori separati, ai lavoratori di passaggio e a coloro che hanno parenti da accudire. Poi abbiamo riservato alcuni appartamenti anche per chi senza arrivare alla pensione perde il lavoro, oggi ricominciare a 58-60 anni è faticosissimo. Speriamo che qui la gente tocchi con mano l’offerta che ci ha donato, arrivata a destinazione». L’assessore Venturini ha ringraziato i due sacerdoti e la Fondazione per il “miracolo” dei Don Vecchi, e soprattutto per aver focalizzato l’attenzione sulle “zone grigie” della popolazione. Poi è stata la volta della commozione, delle targhe e dei doni simbolici per tutti coloro che hanno contribuito all’impresa in qualche forma, nessun escluso, di ogni centro. L’onorevole Andrea Ferrazzi ha consegnato ai rappresentati del Comune la targa destinata al dirigente comunale Danilo Gerotto e stretto la mano all’assessore De Martin.

Dopo il taglio del nastro porte aperte ai 57 nuovi appartamenti e alle stanze “formula 1”. Di seguito un rifresco per ospiti e non. —

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