Pellestrina, l’isola a rischio le “soffolte” sprofondano

Pellestrina e litorali a rischio. Le barriere soffolte, costruite qualche anno fa a protezione dei Murazzi, sono sprofondate di un metro. La nuova spiaggia se n’è andata, travolta dalle mareggiate di dicembre. E adesso l’allarme è grande. Il Provveditore alle Opere pubbliche Cinzia Zincone ha ricevuto un corposo dossier dal Comune e dagli abitanti dell’isola. Che invitano a intervenire con urgenza. La ferita nelle difese a mare ricorda la tragica situazione del 1966. Quando i Murzzzi trascurati per decenni avevano ceduto di schianto, facendo entrare l’acqua del mare dentro l’isola. A un passo dalla distruzione.
Da allora i Murazzi sono stati rinforzati. Davanti ai massi è stata costruita una spiaggia con sabbie di riporto. E il Magistrato alle Acque, una decina di anni fa, ha proposto di costruire delle barriere a difesa della costa. Dopo un lungo dibattito si era deciso di costruirle sotto il pelo dell’acqua. «Soffolte», appunto, per proteggere la spiaggia e Pellestrina dal moto ondoso e dall’erosione.
Ma sono passati appena pochi anni e l’opera è già da rifare. «Ha ceduto di un metro», denunciano gli abitanti dell’isola. Filmati e rilievi sono stati inviati al Comune, che ha chiesto adesso l’intervento del Provveditorato, ex Magistrato alle Acque. «E’ una necessità, dovremo intervenire», dice Zincone, «un po’ di soldi li abbiamo, dobbiamo fare presto».
Perché la ferita provocata dal cedimento della barriera subacquea rischia di procurare seri guai alle prossime mareggiate.
«Situazione tragica», dicono gli abitanti. Che hanno diffuso le immagini di quanto è successo il 28 dicembre scorso con il maltempo e le mareggiate a Ognissanti, nel sestiere Busetti. La spiaggia è completamente sparita, la soffolta è sprofondata. La chiesa, a poche decine di metri dal mare, è di nuovo minacciata, come nel 1966.
Problemi di manutenzione e di lavori urgenti da avviare in laguna. Dove il Mose non c’entra. Anzi, potrebbe essere una concausa dell’erosione diffusa. «E bisogna pensare a difese a mare subacquee anche a Ca’ Roman», dicono i pescatori, «perché quello è il tallone d’Achille del Mose. Se si chiudono le porte, l’acqua rischia di entrare in laguna da qua, con una forza e una pressione distruttrici». Effetti collaterali segnalati da tempo, anche nella Valutazione di Impatto ambientale del 1998 che aveva bocciato la grande opera. L’effetto sifone era uno dei pericoli ventilati. “Si chiudono le porte blindate e cedono le finestre”. Problemi che sembravano superati. Ma adesso occorre intervenire sulle difese a mare. Le barriere soifolte le hanno fatte anche a Rimini e Riccione, ma lì il contesto è molto diverso, non c’è una laguna dietro.
Uno dei tanti problemi che adesso la nuova Autorità delle laguna dovrà affrontare. L’avvio delle opere complementari e delle difese a mare. Il completamento delle difese locali. a cominciare da piazza San Marco, per proseguire con le isole abitate di Burano e Pellestrina. Qui le difese sono state costruite evidentemente per non durare troppo a lungo, o con tecniche ormai superate. —
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