Patrigno violenta la figliastra, i legali creano scompiglio in aula: Era lei a provocarlo

VENEZIA. Violenza sessuale ai danni di una 12enne residente nel Veneto Orientale, condannato l’ex convivente della madre. Ma gli avvocati del bruto lo difendono senza pudore: «Era la piccola a essere maliziosa nei suoi confronti». Dovrà ora risarcire la ragazzina di 5 mila euro e la madre di 2.500 euro. Una torbida vicenda maturata in un contesto familiare confuso e degradato. I fatti risalgono all’estate del 2009.
L’uomo, originario del Basso Piave, si era introdotto nella stanza della ragazzina per poi iniziare a masturbarsi e a prendere la mano della piccola per costringerla a toccarlo. La 12enne aveva raccontato tutto alla nonna, quindi di aver subito questo abuso. E lo ha fatto in modo lucido e dettagliato, tanto da risultare inequivocabile anche ai giudici. E proprio la nonna ha riferito tutto alla madre della ragazza che si è rivolta al consultorio dell’Usl per discuterne con una psicologa che ha segnalato gli episodi alla Procura. Nessuno ha messo in dubbio la sua storia così precisa e lucida.
L’uomo ha patteggiato infine un anno di reclusione, con la sospensione della pena. Varie le sanzioni accessorie stabilite dal magistrato dottor Liguori, come l’interdizione in perpetuo da qualsivoglia ufficio attinente alla tutela, curatela e amministrazione di sostegno. La perdita del diritto agli alimenti e interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado nonché ogni servizio o ufficio, o altre strutture pubbliche o private frequentate da minori. La sentenza non è stata impugnata dal patrigno. In sede civile è il risarcimento è però stato irrisorio. I giudici hanno riconosciuto che la ragazzina avesse detto le cose come erano accadute, visto anche il modo in cui si è espressa nei suoi racconti, mai contradditori e sempre molto precisi, ma hanno liquidato il risarcimento con una somma irrisoria. Ora gli avvocati Angelo Lorenzon e Teresa Cossu, che hanno difeso la vittima e la madre, presenteranno appello.
Gli avvocati della controparte invece hanno cercato di depotenziare la gravità dell’accaduto, sostenendo che la ragazzina fosse addirittura maliziosa nei suo atteggiamento verso il patrigno, che fosse discinta mentre camminava in casa. Particolari che hanno gettato nello scompiglio l’aula giudiziaria e soprattutto i legali della bambina, ora cresciuta, ma ancora segnata dalla violenza subita. —
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