Passivo di tre milioni, fallita la Maxi Drink

Pianiga. Nei guai Sandro Vanin, già condannato per tentato omicidio, e la moglie Tiziana Pettenò
 
VENEZIA.
Il pm veneziano Federico Bressan e la Guardia di finanza hanno assistito quasi in diretta alla bancarotta della «Maxi Drink srl» di Pianiga, prima ancora che venisse dichiarato il fallimento. E' stato un caso fortuito, provocato dall'indagine dei carabinieri dei Nas.
 La «Maxi Drink», almeno un tempo, era una ditta piuttosto nota e ben avviata: commerciava in vino e bibite, riforniva bar e ristoranti di mezza Provincia, arrivando addirittura nelle isole della laguna come il Lido. I carabinieri dei Nas, un anno fa, avevano compiuto una visita per compiere controlli sul vino che la ditta distribuiva, ma in seguito l'attenzione si è spostata sulla gestione della società e in campo sono entrate le «fiamme gialle». Alla fine, il pubblico ministero Bressan ha ottenuto dal Tribunale civile il fallimento.  I due titolari sono piuttosto noti in tutta la Riviera del Brenta anche per una vicenda giudiziaria che li aveva già visti protagonisti: sono il 60enne Sandro Vanin e la moglie 49enne Tiziana Pettenò, residenti a Dolo. Sono ancora assieme dopo 20 anni di matrimonio. nonostante lui, nel 2004, venne arrestato e condannato a tre anni e 4 mesi di reclusione dal Tribunale di Tempio Pausania per il tentato omicidio della moglie. I fatti erano del 15 luglio: i due erano in vacanza nella villa di lei che dista poche centinaia di metri da quella del presidente Silvio Berlusconi, a Porto Rotondo. Vanin, pazzamente geloso della moglie dalla quale in quel momento si stava separando, aveva tentato di annegarla nella piscina, prima a calci e pugni, quindi tenendole la testa sotto'acqua. A salvare la donna la sua guardia del corpo. Questa volta, invece, è solo questione di soldi. Stando alle accuse della Procura, i due avrebbero svuotato il magazzino della ditta, appropriandosi della merce, e avrebbero ceduto poi le quote ad un prestanome, Leandro Monterosso, che non solo ha ammesso di essere nullatenente, ma che secondo i finanzieri avrebbe svolto lo stesso ruolo per altri. Inoltre, avrebbero trasferito la sede dell'azienda da Pianiga a Goia Tauro, presumibilmente per evitare i controlli degli inquirenti. I giudici del Tribunale veneziano hanno dichiarato il fallimento, su richiesta della Procura, dopo aver appurato che il passivo è di ben tre milioni e mezzo di euro. Curatore è stata nominata la commercialista Lorenza Danzo e i creditori sono stati convocati per il 5 luglio.  

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