Passaporto vaccinale: «Effetto boomerang sul settore turismo, no degli albergatori veneti»

BIBIONE. Passaporto sanitario, no degli albergatori veneti all’introduzione di un “lasciapassare” per i turisti. Il certificato di vaccinazione non convince il settore ricettivo che ha forti perplessità e paventa una perdita di turisti tra il 50 e il 70 per cento sia di italiani sia di stranieri, ad esempio di tedeschi.
L’Unione europea sta valutando dei passaporti standardizzati per il Vecchio Continente e anche oltre i confini dell’Europa e molte compagnie aeree hanno caldeggiato questa ipotesi confidando in un sistema che dia garanzie sufficienti per potersi spostare in sicurezza.
Ma chi lavora nel settore dell’accoglienza è preoccupato davanti a questa visione. «Le perplessità sono molte», dice il presidente di Federalberghi Veneto, Marco Michielli, «se parliamo di un passaporto sanitario o meglio di un certificato di avvenuta vaccinazione, perché la sua introduzione sarebbe quanto meno complessa".
Basta guardare in casa nostra, dove fatichiamo a vaccinare gli ottantenni. Non ci sono paesi che abbiano superato il 30 per cento della popolazione vaccinata. Guardiamo pure a noi stessi, alla nostra esperienza personale e scopriremo che difficilmente conosciamo qualcuno che abbia già fatto il vaccino. Insomma, l’effetto potrebbe essere un boomerang per il turismo».
L’alternativa resta quella di trovarsi preparati vaccinando il personale del settore turistico e preparando le strutture ricettive e le spiagge al distanziamento, igienizzazione, utilizzo della mascherina.
«Un certificato di vaccinazione», prosegue Michielli, «comporterebbe un taglio tra il 50 e il 70 per cento di presenze italiane o ad esempio tedesche. Percentuali che preoccupano molto. Non vogliamo censurare del tutto la proposta di un passaporto sanitario, ma certo non siamo convinti. L’iniziativa dovrebbe partire esclusivamente dalla Ue, ma poi sorgerebbero problemi per il riconoscimento dei certificati e altri innumerevoli ostacoli da affrontare".
"Restiamo dell’avviso», conclude, «che il piano nazionale delle vaccinazioni dovrebbe facilitare la categoria dei lavoratori del turismo perché questo sarebbe un messaggio rassicurante per i nostri ospiti che avrebbero la garanzia di trovare in Italia il personale del ricettivo e pubblici esercizi vaccinato. Pensiamo a chi lavora nel turismo e in generale anche a chi lavora a contatto con il pubblico, come una cassiera di supermercato. Possiamo in ogni caso concentrarci sulla garanzia di distanziamenti, igienizzazione, utilizzo delle mascherine e le buone pratiche che consentirebbero una vacanza sicura». —
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