Paolo Conte e le donne. «La musica le celebra molto più della poesia»

VENEZIA Sarà il grande Paolo Conte, il protagonista dell’anteprima del “Venezia Jazz Festival”, mercoledì 2 luglio alle 21 alla Fenice. L’artista, nato ad Asti 77 anni fa, negli anni Sessanta e nei primi Settanta si è imposto come autore per i grandi interpreti, come Adriano Celentano (“Azzurro”), Caterina Caselli (“Insieme a te non ci sto più”), Patty Pravo (“Tripoli 1969”) e Bruno Lauzi (“Onda su Onda”). Nel 1974 la svolta cantautorale. Dopo il successo parigino del 1985 Conte diventa una star internazionale. Che effetto le fa tornare ad esibirsi a Venezia, dopo il suo concerto in piazza San Marco del 2009? «Un grande onore, un grande piacere».
Può dare della anticipazioni sul concerto? «Eseguirò una mistura di brani vecchi e nuovi del mio repertorio, accompagnato da dieci musicisti, tutti polistrumentisti». Nel 2009 in piazza San Marco, l’Orchestra Sinfonica di Venezia eseguì gli arrangiamenti sinfonici di Bruno Fontaine di alcune sue canzoni, ha mai pensato di farne un disco? «Bruno Fontaine aveva fatto un bellissimo lavoro, raffinato. Ogni tanto si parla di fare un disco. Chissà, si vedrà». Lei si esibirà in una Venezia ferita da nuova Tangentopoli, il nostro Paese sarà in grado di uscire da questa che è una crisi soprattutto di valori? «Parole sante. Speriamo che l’Italia si risvegli». È vero che Francesco De Gregori le chiese scusa per come aveva interpretato con Lucio Dalla la sua “Un gelato al limon”? «Francesco era consapevole di averne fatta una versione rock, del resto nello stile di tutto il disco “Banana Republic” e forse per questo si sentiva un po’ in colpa, ma io non finirò mai di ringraziarlo per aver contribuito in quel momento, era il 1979, a farmi conoscere al grande pubblico come cantautore». Lei è considerato uno dei più alti rappresentanti della nostra canzone d’autore, ma quali sono i suoi preferiti tra i cantautori italiani e gli artisti internazionali? «In cima alla piramide Enzo Jannacci. Fuori Italia: Stevie Wonder e Charles Aznavour». La musica, la letteratura e l’arte di fine Ottocento e inizio del Novecento sembrano una costante fonte d’ispirazione per lei. «È proprio in quel periodo che è nato il “Modernismo” a cui mi onoro di appartenere». Sembra a lei congeniale Il film “Midnight in Paris” di Woody Allenin cui un uomo dei nostri tempi si trova catapultato nella Parigi degli anni Venti, frequentata da Cole Porter, Ernest Hemingway e Pablo Picasso. «Allen avrebbe dovuto fare il film più lungo per farci restare più tempo in quel mondo».
Nel 2000 ha messo insieme le sue doti di cantautore e di pittore per lo splendido “Razmataz”. «Fare “Razmataz” mi ha divertito enormemente per due anni interi: bellissimi». Nel 2008, ha suonato il pianoforte in “Musa”, una canzone dei Marlene Kuntz, le piace il rock di Cristiano Godano e compagni? «È un gruppo molto raffinato, rappresentante di un elegante “decadentismo” artistico». Lei ha detto che la musica meglio delle parole può rappresentare la bellezza e la magia delle donne. «Tanti poeti ci hanno provato, ma hanno vinto i musicisti con i loro incantesimi impalpabili». Sta pensando a un nuovo disco di inediti? «E in lavorazione». Biglietti: 150 euro più diritti di prevendita (primo settore), 120 (secondo settore), 90 (terzo settore) e 70 (quarto settore a visibilità ridotta). www.ticketone.it, www.teatrolafenice.it, punti vendita HelloVenezia, filiali della Banca Popolare di Vicenza e call center 041-2424.
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