Paola, Rosalia e le altre. Quell’esercito di persone inghiottito dal nulla

Il registro delle persone scomparse: nel primo semestre ben 85 denunce, solo 44 sono  stati ritrovate. Il dramma delle famiglie, tra speranze e illusioni 
DeMarchi Castelfranco manifesti ragazze scomparse
DeMarchi Castelfranco manifesti ragazze scomparse

L’INCHIESTA

Paola Costantini e Rosalia Molin sono per tutti “le buranelle”. Delle due ragazze non si sa nulla dal 27 ottobre 1991. C’è poi Florina Simion: aveva 25 anni quando, la sera del 26 febbraio di tre anni fa, è sparita nel nulla da Cazzago. Alessandro Limardo, invece, era arrivato da Milano al Lido per motivi di salute. Il morbo di Parkinson lo affliggeva, così l’allora 74enne aveva scelto di seguire un percorso di cura al San Camillo. Dal 18 maggio 2011, mentre era ricoverato, non si hanno più sue notizie.



Paola, Rosalia, Florina e Alessandro sono nella terra degli scomparsi assieme ad altre 920 persone di cui si sono perse le tracce in provincia di Venezia dal 1974 (anno di istituzione del registro) al giugno scorso. Storie tutte diverse tra loro, quelle dei 924 tra uomini, donne e minorenni che tuttora risultano non trovati. Scomparse vecchie di anni oppure più recenti, che nella maggior parte dei casi non hanno raggiunto il clamore delle cronache, rimanendo circoscritte alla denuncia dei familiari alle forze dell’ordine. Anche perché generalmente si tratta di stranieri (848) che arrivano nella nostra regione e poi intraprendono una nuova vita all’insaputa dei parenti che, preoccupati, ne denunciano la scomparsa.

I dati arrivano dall’Ufficio del Commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Solo nel primo semestre di quest’anno, le denunce presentate sono state 85, in media oltre tre alla settimana. Quarantuno i ritrovamenti, con 44 persone ancora “disperse”, per la maggior parte stranieri (39). Generalmente le scomparse vengono catalogate come allontanamenti volontari (495 casi), a seguire gli allontanamenti da case-famiglia o istituti nel caso di minorenni (351).

Per le forze dell’ordine, quello di Florina Simion è un allontanamento volontario. In tre anni e mezzo non sarebbe emerso alcun elemento che farebbe propendere per qualcosa di diverso. Ma i familiari della ragazza, con i loro legali, non credono a questa pista e temono il peggio. Anche perché, quando è scomparsa, Florina non ha portato con sé i documenti e soprattutto i farmaci che doveva assumere quotidianamente.

Continuano a chiedere verità anche i familiari delle “buranelle”. All’inizio di quest’anno Lino Costantini, fratello di Paola, si era presentato in Procura a Venezia per sapere che fine avessero fatto le indagini sul Dna che dovevano essere eseguite. Ma sino a questo momento gli appelli perché si trovi chi ha fatto sparire le due donne sono caduti nel vuoto, facendo diventare le “buranelle” il cold case veneziano per eccellenza. Zia e nipote, quel giorno di quasi 28 anni fa, dovevano andare al cinema a Jesolo.

Arrivate a Treporti, erano sparite. La svolta sembrava essere arrivata nel 2014 sulla scia delle confidenze fatte dal pregiudicato Umberto Manfredi. La Procura aveva disposto nuovi accertamenti, tra cui quelli sui vestiti di Nicola Alessandro, l’ex fidanzato di Rosalia. Lo stesso Manfredi aveva raccontato alla polizia che le due donne erano state sepolte in un ex campeggio dell’Esercito a Ca’ Vio dopo un sequestro da parte di quattro uomini finito nel peggiore dei modi, con Rosalia uccisa per errore da un colpo di pistola partito durante una violenza sessuale di gruppo e Paola eliminata perché aveva visto. Ma le ricerche nell’area del camping, anche usando i georadar, non avevano portato a nulla.

La famiglia sostiene tuttavia che ci sia un altro terreno su cui non si è cercato. E chiede di proseguire. Ed è una richiesta incessante di aiuto anche quella che proviene dalla moglie di Alessandro Limardo che nel passato aveva acquistato pagine di giornale per pubblicare le foto del marito e tenere alta l’attenzione sul caso. Sembra impossibile che il 74enne sia uscito dall’ospedale durante il ricovero senza che nessuno si sia accorto e abbia vagato per finire chissà dove. Storie di “fantasmi”, queste, su cui i familiari chiedono di non mollare. Almeno per mettere un punto fermo in vicende angosciose, capaci di stravolgere le vite. —

Rubina Bon

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