Palude Venezia, Kwong e quel pranzo con Brugnaro: giallo sul terzo faccia a faccia

Inchiesta Palude, in mano alla Procura due nuovi documenti: c’è anche il memoriale di Donadini sulla vendita dei Pili
Eugenio Pendolini
L'area Pili e Luigi Brugnaro
L'area Pili e Luigi Brugnaro

L’inchiesta Palude si arricchisce di due nuovi documenti, sequestrati al vicecapo di gabinetto del sindaco Derek Donadini e finiti nell’inchiesta condotta dai pubblici ministeri Roberto Terzo e Federica Baccagini sulla presunta trattativa per la vendita dell’area dei Pili, di proprietà di Brugnaro per tramite della società Porta di Venezia (confluita dal 2018 nel blind trust del sindaco) per 150 milioni dietro promessa di aumento dell’indice di edificabilità dell’area.

Il primo documento trovato nel computer sequestrato è un memoriale redatto dallo stesso Donadini, e rivolto al sindaco, nel quale sono stati annotati gli incontri tra il primo cittadino e il magnate di Singapore. Materiale che, secondo la Procura, comproverebbe innanzitutto l’attendibilità del grande accusatore Claudio Vanin, e il rapporto avviato tra i due interlocutori. Tre in totale sarebbero stati gli incontri avvenuti di persona tra Brugnaro e Ching.

Ad aprile del 2016, in Comune (come testimoniato dal video mandato in onda dalla trasmissione Report), con tanto di cartina geografica per indicare l’area dei Pili e davanti ad assessori ed altre persone. «A conferma della trasparenza del mio operato», era stata la spiegazione del primo cittadino nel corso del consiglio comunale straordinario di agosto.

C’è poi l’incontro del dicembre 2017 a casa di Brugnaro, ammesso dallo stesso sindaco in estate, nel quale per la Procura la trattativa sarebbe definitivamente naufragata a causa – sostengono i pm – della richiesta del sindaco di versare a fondo perduto 10 milioni di euro.

«Il progetto era troppo impattante, non mi è piaciuto», era stata in agosto la ricostruzione dell’episodio da parte del sindaco, «ho avuto grandi dubbi, l’obiettivo principale doveva essere la realizzazione del palasport, per la città». Di fronte alle sue perplessità, Ching e Lotti, «persone perbene e rispettabili», avrebbero «capito che non c’erano le condizioni per continuare».

In mezzo, tuttavia, ci sarebbe stato un terzo incontro avvenuto a pranzo, in un ristorante della terraferma avvenuto tra Luis Lotti, braccio destro di Mr Kwong in Italia, e i collaboratori del sindaco, al termine del quale sarebbe arrivato anche il primo cittadino. Episodio di cui però Lotti, anch’egli indagato, non ha memoria.

Il secondo documento finito sotto sequestro, invece, è un memorandum of understanding che sarebbe stato commissionato nel 2016 dai vertici della società Porta di Venezia ai legali della società stessa, contenente secondo l’accusa i dettagli di un vero e proprio piano di vendita, a riprova della trattativa in corso per la cessione dell’area dei Pili acquistata per 5 milioni nel 2005 dal Demanio.

Anche a fronte dei due nuovi documenti, la difesa del magnate di Singapore continua a respingere ogni possibile addebito. «Abbiamo compreso che si tratta di documenti interni all’entourage del sindaco», spiega l’avvocato Simone Zancani, dello studio Simonetti, «documenti che peraltro confermerebbero quanto sinora il signor Ching e il signor Lotti hanno dichiarato e documentato all’autorità giudiziaria. Quanto al memorandum of understanding, si tratta di un documento che certamente non è mai stato condiviso né con Lotti, né con Ching tanto che non ne esisteva neppure copia negli atti dell’esposto di Vanin.

Oltre alla mancanza di rilevanza rispetto alla posizione del nostro assistito, non possiamo non ribadire che, quale ne sia il contenuto, quelli rinvenuti a seguito dei sequestri dello scorso luglio sono documenti totalmente inutilizzabili perché acquisiti oltre il termine massimo per indagini preliminari.

 Addirittura, quanto al memorandum, si tratta di una ipotesi di lavoro trasmessa dall’avvocato di Porta di Venezia al suo cliente, una comunicazione riservata e confidenziale e che mai avrebbe dovuto essere acquisita e prodotta».

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