PalaFenice, in scena sotto il tendone

C’è chi lo definì all’inizio “un tendone da circo”, montato in quella landa desolata che allora era - e ancora in parte è - il Tronchetto. Ma è quello che, con tutti i suoi limiti, ha salvato la Fenice dopo il tragico incendio del suo teatro, permettendo alla Fondazione di proseguire la sua programmazione lirica e sinfonica. Il PalaFenice - di questo stiamo parlando - con le sue tende arabeggianti fu montato in tre settimane, e cominciò la sua programmazione nel marzo del 1996, a meno di due mesi dall’incendio in Campo San Fantin. Il Tronchetto era l’unico spazio possibile a Venezia adatto a ospitare una struttura di questo tipo e nonostante l’obiettivo disagio per i tanti veneziani abituati a frequentare la Fenice, molti dei quali di una certa età, la risposta del pubblico fu straordinaria. Non solo, ma contribuì addirittura ad accrescere il numero dei frequentatori della Fenice, aumentando il numero di quelli in arrivo dalla terraferma. Il Tronchetto è infatti agevolmente raggiungibile in auto e non furono in pochi quelli che, dall’entroterra, ne approfittarono, e il PalaFenice per quella stagione durata diversi anni, in attesa della riapertura del teatro distrutto, preceduta due anni prima da quella del Malibran, non si aprì solo agli spettacoli della fondazione lirica.
Ospitò infatti Claudio Abbado con la Filarmonica di Berlino, Wolfgang Sawallisch con la Filarmonica di Philadelphia, altri grandi direttori come Giuseppe Sinopoli, Elihau Inbal, Jeffrey Tate, ma anche grandi nomi della danza come Mikhail Barishnikov, Carolyn Carlson, Merce Cunningham. Dal PalaFenice sono passati anche Dario Fo appena insignito del Premio Nobel, Lucio Dalla, Giorgia, Fiorella Mannoia, Fabrizio De Andrè, il chitarrista Paco de Lucia. Altro che tendone da circo.
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