Ottantamila euro alla madre di Jennifer

MARTELLAGO. La Presidenza del Consiglio dovrà pagare 80 mila euro ad Anna Maria Giannone, madre della 20enne Jennifer Zacconi di Olmo uccisa nell’aprile 2006. A stabilirlo ieri il giudice di Roma, Francesco Salvati, che ha fissato il risarcimento secondo cui «la Repubblica Italiana non ha integralmente adempiuto all'obbligo di conformarsi alla direttiva, nella parte in cui impone l’adozione di sistemi di indennizzo nazionali».
La condanna è dovuta all’inadempimento di una direttiva europea, la numero 80 del 2004, da parte dello Stato. Per il tribunale non è stata data «completa attuazione, poiché si è limitato a regolare (peraltro tardivamente) la procedura per l’assistenza alle vittime di reato, commesso in un altro Stato membro, le quali risiedano in Italia», ma non è stato dato seguito a quella parte della direttiva, «che imponeva agli Stati membri di provvedere a che la normativa interna prevedesse un sistema di indennizzo delle vittime di reati intenzionali violenti commessi nei rispettivi territori, entro il termine dell’1 luglio 2005».
La vicenda di Jennifer, prossima a partorire, è della primavera 2006, sepolta viva dal suo ex fidanzato, e padre del piccolo Hevan, in un campo dietro a un distributore di benzina in via Circonvallazione a Maerne. Braccato dagli inquirenti per diversi giorni, Niero, all’epoca 34enne, era stato ritrovato a Milano dai carabinieri dopo una settimana dalla scomparsa della giovane.
La coppia doveva vedersi vicino ai campi sportivi di Olmo: si pensava a un incontro chiarificatore, invece è stato l’inizio di un delitto. Dall’ammissione dell’uomo al gratuito patrocinio era, però, emersa la sua impossibilità a liquidare la somma alla famiglia di Jennifer. Così dalla signora Zacconi e dal nonno della giovane, assistiti dai legali Claudio Defilippi e Debora Bosi, è partita qualche anno fa la richiesta di condannare la Presidenza del Consiglio e il Ministero della Giustizia della mancata attuazione della direttiva europea. Questa assegna «alle singole vittime di reati intenzionali violenti, alle quali non sia stato possibile conseguire il risarcimento del danno del reo, il diritto a percepire dallo Stato membro di residenza l’indennizzo equo e adeguato». Per l’avvocato Defilippi, la sentenza ha il merito di «imporre allo Stato italiano l’obbligo di tutelare la sicurezza dei propri cittadini. Il provvedimento spiega anche che non si possono perseguire allo stesso modo reati come la truffa, ad esempio, e fatti intenzionali di violenza ma questo sarà un problema che dovrà affrontare il legislatore». Il legale potrebbe presentare ricorso contro la sentenza, perché la famiglia chiedeva un risarcimento complessivo di 500 mila euro. A questo punto, solo Anna Maria Giannone avrà il risarcimento richiesto mentre resta escluso il nonno. Di più, perché condannata a pagare è solo la Presidenza del Consiglio, mentre se la cava il Ministero.
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