Omicido Gori, i familiari del manager ucciso a Mestre dalle Br: «Perchè il sindaco non è presente?»

LA CERIMONIA
Al termine della messa di suffragio, ieri sera in Duomo a Mestre, Maria Grazia Silvestri - figlia della compagna di Sergio Gori - ha detto: «Chiedo al sindaco di fare qualcosa, peccato che non sia presente in occasioni come queste. Qui dovrebbe essere in questo momento, non solo per inaugurare di nuove opere. Non possiamo permetterci di non ricordare. Oggi, se chiediamo ai giovani non sanno chi sono stati Gori, Albanese e Taliercio. I libri delle medie e delle superiori hanno solo una pagina sugli anni di piombo che non viene studiata perché i programmi si fermano prima. Chiedo che il sindaco e il Comune organizzino dei momenti in cui si possa parlare ai ragazzi della storia degli anni di piombo della loro città. A Sergio Gori è stata intitolata solo una piccola strada e questo non basta per far sì che possa essere ricordato».

L’appello dei familiari, in chiesa durante la messa, è stato il punto più alto della giornata di commemorazione dei 40 anni dell’omicidio di Sergio Gori, il vicedirettore del Petrolchimico di Porto Marghera, ucciso dalle Brigate Rosse in viale Garibaldi. Il dirigente della Montedison aveva 47 anni. In mattinata le autorità civili avevano ricordato la figura di Gori nel punto esatto dell’attentato, di fronte al palazzo in cui viveva e non distante dal garage fuori dal quale i terroristi gli spararono.
Quel 29 gennaio del 1980 è considerato il giorno nel quale la città perse l’innocenza, diventando teatro del primo di una serie terribile di omicidi politici. Dopo Gori, infatti, il terrorismo uccise, il 12 maggio 1980, il commissario della Digos Alfredo Albanese.

E l’anno dopo il rapimento e l’omicidio di Giuseppe Taliercio. Alla cerimonia erano presenti l’assessore comunale Renato Boraso, il presidente della Municipalità di Mestre Vincenzo Conte, i rappresentanti delle forze dell’ordine, il sacerdote don Natalino Bonazza e Mariagrazia Silvestri, figlia della scomparsa Maria Letizia Scantamburlo, compagna di Gori, l'Unitalsi Aziendale Triveneto, la San Vincenzo “Taliercio”, il “Coro delle Cime” del Petrolchimico e l’associazione nazionale bersaglieri.

Boraso ha detto: «Ringrazio tutti coloro che oggi sono qui, per ricordare una persona onesta, che ha saputo vivere al meglio il suo ruolo di dirigente e cittadino, vittima innocente di un periodo molto triste della storia del nostro Paese ». La figlia della Scantamburlo ha aggiunto: «Ricordo mia madre che piangeva sul lenzuolo posto sopra Sergio morto. Una ragazzina aveva deposto una rosa. Ricordo le urla terribili di mia mamma all’obitorio». —
Michele Buglieri
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