Oggi città a rischio paralisi per il nuovo sciopero di Actv

VENEZIA
I sindacati scrivono al sindaco Brugnaro per chiedere un incontro “urgente” che possa sbloccare lo stallo sulla vertenza Avm tra sindacati e azienda.
E nel frattempo, lo sciopero di stamattina, previsto dalle 12 alle 15 con tanto di presidio a piazzale Roma, è destinato a paralizzare un’altra volta la città: sarà la quarta volta dal 26 gennaio, data in cui l’azienda ha comunicato la disdetta degli accordi integrativi di secondo livello a causa del buco da oltre 60 milioni, provocato secondo l’azienda dal crollo delle presenze turistiche. Lo stop di tre ore ai trasporti su gomma e acqua è stato indetto solo dalla sigla Sgb.
Anche se formalmente non hanno aderito, le altre sigle sindacali (Cgil, Uil, Usb, Ugl e Faisa) hanno lasciato libertà di scelta a ciascun lavoratore.
Ma visti i precedenti, con tassi di partecipazione vicini al 100 per cento , l’adesione allo sciopero si preannuncia di massa .Così come i disagi agli utenti, dal momento che non sono previsti servizi minimi garantiti (trattandosi di uno sciopero di tre ore).
Disagi che si aggiungono al clima di tensione di queste ultime settimane, conseguenza dei ritardi ai mezzi provocati – secondo i lavoratori – dai nuovi turni di lavoro entrati in vigore dal 7 aprile.
Ieri nel frattempo, le sigle sindacali sono tornate a fare il punto della situazione con una conferenza stampa unitaria.
Non sono mancati gli appelli alla responsabilità, soprattutto in vista delle riaperture in programma dal prossimo lunedì.
Il che, inevitabilmente, provocherà una maggiore pressione sui mezzi pubblici. Per questo, ieri i sindacati hanno ripetuto nuovamente la richiesta al sindaco di essere convocati.
«La situazione non ha ancora avuto risvolti determinanti”, hanno scritto le sigle (Cgil, Cis, Uil, Ugl, Usb, Faisa), “ciò nonostante siamo convinti che il dialogo ed il confronto costruttivo siano la chiave per aiutare il gruppo ad uscire dalla condizione di crisi. Riteniamo che serva una discussione ed una contrattazione alto profilo, e che serva distinguere gli interventi necessari per traghettare il gruppo oltre il momento di difficoltà contingente, da quelli invece strutturali che dovranno essere discussi all’interno di tavoli istituzionali».
L’invito al dialogo era stato ribadito anche dall’azienda non più tardi di una settimana fa.
Ma con la disdetta degli accordi di secondo livello ancora sul tavolo, il muro contro muro era continuato senza sbocchi. Che il clima sia tutt’altro che sereno, continuano a dimostrarlo le accuse che anche ieri i sindacati hanno rivolto all’azienda durante una conferenza stampa unitaria.
«Fino a questo momento, l’azienda non è mai entrata nel merito delle nostre controproposte”, ha ribadito Andrea Naia (Faisa), “l’unico obiettivo è di abbassare il costo del lavoro e di smantellare l’azienda».
»Si punta a dare la colpa alla pandemia per una crisi che in realtà ha motivazioni strutturali”, ha aggiunto Igor Cuzzolin (Ugl), “e allora perché far pagare ai lavoratori?». —
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