Nuovo stadio del Venezia. Terreni da 35 milioni. Ora è corsa al business

TESSERA. “Vendesi terreno nelle vicinanze del luogo dove verrà costruito il nuovo stadio del Venezia: vendiamo terreno edificato commerciale, parzialmente coltivato». Due ettari e mezzo di terreni a Tessera in vendita da parte di una agenzia immobiliare al prezzo di un milione e mezzo di euro. In pratica, 60 euro al metro quadro.
Oltre al business dei parcheggi, vicini all’aeroporto di Tessera, ecco che si profila ora l’affare Quadrante, dopo le novità degli ultimi giorni che riguardano il Venezia calcio e il progetto per il nuovo stadio a Tessera. E se pochi credono davvero alla nascita dello stadio, tanti capiscono che l’affare per alcuni è alle porte.
Perché quel progetto fa aumentare il valore dei terreni lungo la bretella tra tangenziale e aeroporto dove dovrà sorgere il nuovo stadio da 18 mila posti, un albergo da 150 camere e un’area commerciale. L’area di 448.181 metri quadri è per lo più nelle mani della “Cmv Spa”, l’immobiliare del Casinò che detiene la proprietà di 398.342 metri quadri di area. Poi ci sono pezzi di proprietà della vecchia società autostrade Serenissima Spa, della società Autostrade Venezia-Padova; una piccola porzione è del Demanio. Poi i terreni dei privati (Bellio-Fonte e società agricola Gamma dei fratelli Bortoletto di Vigonza).
Terreni che in questi anni hanno cambiato valore spesso: ai tempi delle giunte di centrosinistra il confronto Comune-Save sul Quadrante vedeva indicare un valore di quei terreni fino a 140 milioni di euro. Il Venezia del presidente russo Korablin fece un’offerta di acquisto per 23-24 milioni delle aree del Casinò venne valutata irricevibile. E l’ex presidente, poi defunto, si fermò al preliminare con i Sabbadin, proprietari di aree agricole, appena sopra il Quadrante, da sei milioni di euro.
I quindici lotti più una casa colonica in via Ca’ Zorzi dell’immobiliare del Casinò di Venezia, la Cmv Spa, a bilancio valgono 13 milioni di euro. Lo conferma l’assessore comunale Michele Zuin. La somma corrisponde al valore di acquisto rivalutato al netto degli ammortamenti. «Poi varranno quanto il mercato stabilirà», si limita a dire Zuin.
Una perizia sul valore dei terreni è stata eseguita anche dopo il pronunciamento del consiglio comunale sulla dichiarazione di pubblico interesse del progetto presentato nel luglio 2018 da Tacopina, fino a ieri presidente e oggi presidente onorario, e votato ad ottobre dello stesso anno. Dati tenuti riservati visto che la cessione passa per una procedura di evidenza pubblica.
Resta ipotizzabile la cifra di 35 milioni , sussurrata da alcuni anni. L’investimento vale molto di più: 185 milioni stando al progetto e al piano economico finanziario (redatto da Iniziativa). Quanto si ricava? Lo stadio può fruttare 4 milioni di euro l’anno; il parco commerciale quasi 9 milioni; l’albergo un milione e 300 mila euro l’anno. L’operazione, a regime (compresi eventi, merchandising e altro), prevede ricavi per quasi 15 milioni entro dieci anni.

Ci pensano i nuovi soci entrati nell’affare: la presidenza passa a Duncan Niederauer, finanziere newyorkese con una nuova società, la Vfc Newco 2020, con base nel Delaware (la precedente aveva base alle Cayman). Qualcosa nel progetto potrebbe essere modificato. Lo dice anche il sindaco Brugnaro. La Ponte della Libertà srl è impegnata nella ricerca di finanziamenti, almeno 200 milioni di euro. Sui soci dell’operazione, che non sono solo esponenti del mondo della finanza ma anche un dirigente pubblico come il direttore generale di Avm, Giovanni Seno, si è sviluppata una tiepida polemica. In cda c’era anche il direttore de “Il Gazzettino”, Roberto Papetti, che dopo le proteste, quelle sì vibrate, di sindacato, ordine dei giornalisti e comitato di redazione, si è tirato indietro. «A noi non basta. Papetti si dimetta da direttore del giornale, perché non è accettabile che l’informazione sia nelle mani di chi la confonde con gli affari, gli amici, il potere», dice Jacopo Berti del Movimento 5 Stelle. —
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