Nono Colussi svela la sua ricetta «Non serve molto»

Franco Colussi (in foto), titolare da 60 anni della pasticceria “Nono Colussi” a San Barnaba è un grande cultore della “fritoea venexiana». Nella sua bottega, rispettando la tradizione, si producono frittelle a Carnevale ma pure alla Madonna della Salute.
Dolce povero, come sostiene Colussi, per realizzarlo non serve molto. La ricetta del “Nono Colussi” Franco la svela volentieri. Per un centinaio di frittelle, ci vogliono due chili di farina, un litro di acqua, due etti e mezzo di zucchero vanigliato, un etto di lievito di birra, quattro etti di uvetta, dieci uova. E poi profumi come arancio o vanilina, a seconda dei gusti e della tradizione di famiglia. Se si vuole farle più ricche ecco i pinoli, i cedrini e il burro.
A Venezia la corporazione dei fritoleri è esistita fino alla fine dell’800. Era composta da una settantina fritoleri che si tramandavano da padre in figlio questa arte. Il nobiluomo veneziano Pietro Gasparo Moro descrive così i fritoleri: «Hanno sempre sul davanti un pannolino che s’assomiglia al grembial delle donne, che sembra venuto allora fuor dal bucato. Tengono in mano un vasetto bucherellato con cui gettano del continuo zucchero sulla mercie, ma con tal atteggiamento che par vogliano dire: e chi sente l’odore e il sapore di questa cosa che noi inzuccheriamo?».
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