Non paga l’affitto alla Nave de Vero Colpa del virus, il giudice gli dà ragione

Per due mesi non incassano un centesimo, colpa la chiusura per pandemia e chiedono la sospensione del pagamento dell’affitto. Ma non ricevono risposta dal proprietario.
Si rivolgono al Tribunale che accoglie la loro richiesta e sospende il pagamento dell’affitto. La sentenza è del Tribunale Civile di Venezia, seconda sezione, presieduto da Tania Vettore. Protagonisti i titolari di un negozio di abbigliamento che si trova all’interno della Nave de Vero. Per i mesi di marzo e aprile dovevano alla proprietà del centro commerciale 50 mila euro nonostante la chiusura forzata.
Alla non risposta della società proprietaria degli spazi si sono rivolti all’avvocato Daniela Ajese che appellandosi all’articolo 91 del Decreto legge 19 del 2020 ha chiesto al Tribunale la sospensione del pagamento dell’affitto e inoltre che la Nave de Vero non si rivalga sulla fideiussione che il suo cliente ha con la banca a garanzia. Tesi accolte dal giudice che si è espresso in cinque giorni.
«E passato il concetto che l’impossibilità a pagare dipende da causa di forza maggiore e non dai miei assistiti. Infatti la chiusura è stata decisa, per una grave situazione di emergenza sanitaria, dal Governo. Non certo per delle mancanze del commerciante, Noi in questo periodo siamo rimasti aperti come studio proprio per assistere aziende e ditte individuali che devono fare i conti con una situazione devastante. Soprattutto in una realtà come Venezia. È una sentenza importante per molti piccoli imprenditori», conclude l’avvocato Ajese.
A metà aprile sempre il Tribunale di Venezia, si era espresso su una questione simile. In quel caso aveva bloccato il pagamento della penale. Protagonista una commerciante cinese di pelletteria di calle de le Rasse. Il Tribunale di Venezia le aveva bloccato il pagamento della “penale” di 6 mesi di affitto (alla proprietaria veneziana del fondo), per aver interrotto il contratto di locazione a causa della crisi che si è abbattuta sulla città e la sua attività: ora per il virus, ma già prima per l’acqua granda del 12 novembre. Per il momento si tratta di un provvedimento che il giudice civile ha concesso d’urgenza, in attesa del giudizio di merito, ordinando alla banca – con la quale la commerciante aveva acceso una fideiussione, a garanzia dell’affitto – di non pagare la penale di 4. 500 euro al mese, per sei mesi. «Si tratta del primo provvedimento di una serie, ne sono convinto», aveva commentato l’avvocato Jacopo Molina, «perché il doppio stato di emergenza piombato su Venezia, prima di un anno per l’acqua alta e ora (di 6 mesi) per l’epidemia, hanno portato all’azzeramento degli incassi di molte attività». Il ricorso è stato presentato al Tribunale, infatti, sostenendo che la «risoluzione immediata del contratto di locazione» sia dovuta a «impossibilità della prestazione non imputabile alla debitrice, per causa di forza maggiore e per sopravvenuta eccessiva onerosità per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili». Il negozio in questione è stato riconsegnato il 27 marzo. La proprietà ha chiesto al Monte dei Paschi di Siena di riscuotere la fideiussione, ma è intervenuto il provvedimento del giudice che ha ordinato alla banca di «non pagare quanto richiesto». —
Carlo MION
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