«Noi, vittime e indagati È un fatto anomalo»

Dopo la perquisizione parla Amedeo Piva, presidente di Banca del Veneziano Prestiti per 15 milioni a Gavioli: «Non ci eravamo accorti della situazione»
Di Carlo Mion
BARSOTTI - CREDITO COOPERATIVO VENETO. AMEDEO PIVA PRESIDENTE, BARSOTTI - CREDITO COOPERATIVO VENETO - IL PRESIDENTE. Amedeo Piva
BARSOTTI - CREDITO COOPERATIVO VENETO. AMEDEO PIVA PRESIDENTE, BARSOTTI - CREDITO COOPERATIVO VENETO - IL PRESIDENTE. Amedeo Piva

«In Italia succedono cose anomale. In questo momento una banca come la nostra che opera positivamente sul territorio mentre tutti conoscono le difficoltà che esistono a livello nazionale, si trova al centro di un’indagine, mentre è vittima del comportamento di un gruppo di persone. Questa situazione è inevitabile che crei allarme tra i clienti». Amedeo Piva, il padovano presidente della Banca del Veneziano, nonché presidente della Federazione Banche di Credito Cooperativo del Veneto, nonostante sia indagato per il crac dell’Enerambiente dell’imprenditore Stefano Gavioli, non mostra preoccupazione di sorta. Ma l’avviso di garanzia ha creato parecchia apprensione nel mondo delle banche di credito cooperativo del Veneto, considerato anche il ruolo che riveste in seno alla federazione delle stesse.

Amedeo Piva è indagato per concorso in bancarotta con altre 16 persone riguardo al fallimento da 50 milioni di euro dell’azienda di raccolta e di trattamento rifiuti dell’imprenditore di origini veneziane, ma residente a Mogliano, Stefano Gavioli. Società che aveva vinto l’appalto per la raccolta dei rifiuti a Napoli proprio nel periodo in cui il capoluogo campano era sommerso dai rifiuti.

Secondo la Procura di Napoli che indaga sul fallimento, tra il 2007 e il 2010 la banca presieduta da Piva ha concesso linee di credito a Gavioli nonostante fosse a conoscenza del dissesto finanziario della stessa società. Concesse ben 15 milioni di euro. Per questi finanziamenti, a giugno, finirono agli arresti domiciliari due ex dipendenti della banca, tra cui il direttore generale Alessandro Arzenton. Il Tribunale del riesame poi rimise in libertà i tre, ridimensionando il loro ruolo.

Secondo gli inquirenti Piva sapeva che Arzenton stava concedendo crediti nonostante la situazione di Enerambiente fosse tragica. E sempre secondo la procura di Napoli il presidente non ha fatto nulla per fermare quel prestito ed evitare che la banca affondasse con Enerambiente. Piva è indagato da almeno un anno ed è stato intercettato in diverse conversazioni da cui la Procura, sostiene, si capisce che lui sapeva dei prestiti spericolati di Arzenton.

Dottor Piva non le appare strano che i suoi ex collaboratori siano stati arrestati e poi rimessi in libertà dal Tribunale del Riesame per il reato di cui lei ora è chiamato a rispondere?

«L’avviso di garanzia è una tutela per l’indagato. Per cui non è strano che mi sia stato notificato assieme al mandato di perquisizione. Massima collaborazione con la magistratura che ha in questo modo la possibilità di fare chiarezza fino in fondo e capire, come noi sosteniamo fin da quando è inziata questa vicenda, che la nostra banca è vittima e non complice».

Ma non vi eravate accorti proprio di niente?

«Non eravamo a conoscenza della reale situazione della società, perché hanno falsificato la documentazione. Abbiamo consegnato tutti i documenti richiesti già quando l’indagine riguardava i due nostri ex dipendenti e la signora Furlan, ancora nostra collaboratrice, che per il momento è stata sospesa dall’incarico in attesa che venga definitivamente chiarita la vicenda. Non abbiamo nulla da nascondere. Hanno perquisito il mio studio di medico, l’abitazione e i miei uffici nella sede della banca e della Federazione delle Bcc di Padova. Ma la gran parte della documentazione che cercavano era già stata consegnata due mesi fa».

Su un aspetto della vicenda Piva mostra disappunto. «Una cosa anomala, ma che nel nostro Paese oramai è consuetudine, è che i processi si fanno sulle pagine dei giornali dove ritrovi scritte le intercettazioni telefoniche che ti riguardano e tu non sai nulla».

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