A Noale Fdi attacca il suo sindaco, è bufera

Pelosin si dimette dal direttivo. All’origine della decisione, l’ultimatum del coordinatore Pellizzon a consiglieri e assessori del partito. Un avvertimento al primo cittadino: «Ne va della tenuta della maggioranza»

Massimo Scattolin
Il consigliere Vinicio Pelosin
Il consigliere Vinicio Pelosin

Bufera nel circolo Nicola Pasetto di Fratelli d’Italia a Noale. Il 28 aprile scorso il coordinatore Walter Pellizzon, nominato il 17 febbraio, ha inviato ai consiglieri comunali e assessori di FdI una mail con un durissimo “richiamo al rispetto delle linee programmatiche di coalizione”. Qualche giorno di riflessione e Vinicio Pelosin, consigliere comunale, il 2 maggio ha rassegnato le proprie dimissioni da componente del direttivo del circolo.

Più che un richiamo, quello del coordinatore Pellizzon gli è sembrato piuttosto «un attacco all’attuale amministrazione di cui io faccio parte come consigliere di maggioranza e dal quale mi dissocio».

La rivoluzione al circolo Pasetto comincia il 17 febbraio. Il congresso comunale del partito, alla presenza del commissario Raffaele Speranzon, elegge come coordinatore comunale Walter Pellizzon. Componenti del coordinamento sono Domenico Felice (vice coordinatore), Andrea Muffato, Vinicio Pelosin (consigliere comunale), Francesco Cagnin, Claudio Manente (vice sindaco e assessore) e Francesco De Lorenzo.

Manente, ex riferimento del circolo, scende dal gradino più alto e resta come semplice componente del direttivo, senza alcuna delega specifica. «Sarà un circolo partecipativo che coinvolgerà tutti gli iscritti nelle decisioni importanti e determinati per il futuro della comunità noalese» annunciava Pellizzon «Siamo al governo della città in coalizione e il circolo sarà un punto di riferimento e di supporto per i nostri assessori e consiglieri comunali».

Si arriva al 15 aprile e, «in un clima di sereno e costruttivo confronto», c’è un incontro con il sindaco Stefano Sorino, in cui vengono sottoposte alla sua attenzione «una serie di proposte articolate e strategiche, finalizzate a rafforzare l’azione amministrativa del nostro Comune». Cosa abbiano discusso o concordato non è dato sapere. Nel frattempo, però, vengono annunciate le strisce blu nelle due piazze del centro. E si procede con una modifica dello statuto comunale che prevede l’istituzione del vicepresidente del consiglio comunale. Passa qualche giorno e Andrea Muffato, politico dal grande fiuto politico, capace di passare in pochi mesi dalla Lega al direttivo di Fdi, sui social si ergeva a paladino dei cittadini che chiedevano una cura più attenta del verde, rinfacciando alla sua stessa maggioranza che «senza polemiche, ma ... qualcuno ha dormito alla grande».

Il 28 aprile il richiamo del coordinatore Pellizzon ai consiglieri e assessori del suo stesso partito. Con parole durissime. «Ogni deviazione dal percorso tracciato deve essere obbligatoriamente sottoposta a discussione preventiva all’interno del circolo» sottolineava Pellizzon «Eventuali azioni non coordinate mettono a rischio la credibilità del partito e la tenuta stessa della maggioranza». Al governo della città da appena 11 mesi. Quindi l’ultimatum: «Tali comportamenti non saranno più giustificabili».

Pellizzon nei giorni scorsi ha anche accusato il sindaco Sorino di non aver fatto abbastanza per far riaprire celermente non un ufficio comunale, ma le Poste di via Polanzani, fatte saltare in aria dai banditi.

Per Pelosin è decisamente troppo. Il 2 maggio rassegna le proprie dimissioni con effetto immediato. Ribadisce di essere favorevole alle linee blu nelle piazze e allo studio delle comunità energetiche rinnovabili. Certo, non è d’accordo con il metodo usato dall’amministrazione nel portarle avanti. Ma il confronto, fa presente, avrebbe dovuto svolgersi con altre modalità. Non certo le minacce e gli ultimatum.

Non si escludono ulteriori sviluppi. Dopo le dimissioni dal circolo di FdI, Pelosin potrebbe passare al Gruppo Misto o dimettersi da consigliere comunale. Non sarebbe un problema per uno stimato professionista che non vive di politica.

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