«Nessun’ombra sui lavori alla Misericordia»

«Quell’impresa non l’ho mai conosciuta e non ha mai lavorato per noi. Era nel Consorzio Aedars, che abbiamo trovato. E all’epoca aveva presentato i certificati antimafia. Volevamo escluderli, ma la normativa sugli appalti non ce l’ha consentito». Il sindaco Luigi Brugnaro si dice assolutamente tranquillo sulle accuse girate in questi giorni di avere come socio di minoranza nella società che gestisce la Misericordia, un socio in odore di mafia, Pietro Tindaro Mollica.
La storia è ricostruita in un dossier depositato in Comune ai tempi della gara per i lavori di restauro della Misericordia. Lavori fatti con gara, ci tiene a ricordare Brugnaro, «proprio perché volevamo fare le cose con trasparenza e non ci fidavamo di quel socio di minoranza». L’operazione per assegnare in concessione con il sistema del project financing la Scuola della Misericordia nasce nel 2006, ai tempi dell’amministrazione Cacciari. Il Comune dichiara il pubblico interesse, e si presenta una cordata di imprese dove la maggioranza è dell’ingegner Pellicciari (ex Sacaim), che detiene il 47 per cento, un altro 20 per cento a una società di Milano, un 20 all’Aedars. Il Consorzio stabile di imprese che lavora in tutta Italia, di cui fanno parte anche imprese come la Zuanier, quella che doveva costruire le torri di Mestre, la Guaraldo, la Bortoli, la Pietro Scilla. Nel 2008, al momento di presentare le domande, Pellicciari si tira indietro. Una parte delle sue quote vengono acquistate da Umana, che sale al 33 per cento. A Pellicciari, già presidente dell’Ance del Veneto, resta il 47, all’Aedars il 20. I certificati antimafia risultano in regola. Si scoprirà poi, con il fallimento e il sequestro della Finanza che quell’impresa di Mollica non è in regola.
«Volevamo farli uscire, ma la normativa non lo ha consentito», ricorda Derek Donadini, oggi vicecapo di gabinetto di Brugnaro e all’epoca amministratore della società Misericordia, «perché bisognava avere all’interno della cordata imprese in grado di fare i lavori. Che a noi non interessassero i lavori lo dimostra il fatto che abbiamo chiesto alla giunta Orsoni di poter fare la gara».
Dunque la società di Brugnaro, ora affidata al blind trust non c’entra con quell’impresa. «Nella maniera più assoluta», insiste il sindaco, «io quelli non li ho mai visti. Li ho trovati nella cordata di persone rispettabili, nessuno nemmeno il Comune di allora sapeva dei problemi antimafia. Mi rendo conto che sono impresentabili, infatti stiamo cercando di farli uscire. Ma quell’operazione l’ho fatta perché alla Misericordia fino agli Ottanta giocava la Reyer. Ci ho messo 10 milioni di euro, in cambio di 40 anni di concessione. È chiaro che non rientreremo mai dall’investimento». (a.v.)
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