«Nessuna violenza ai minori»

VENEZIA
Ennio Costa dice che «quella sembrava una donna, non una bambina. E mi aveva detto di avere diciassette anni, quasi diciotto. Non dodici». Mario Caccavale, invece, vuole precisare: «Non sono un orco, non ho mai adescato ragazzine. Erano loro a venire da me, con il passaparola».
Due interrogatori brevi, eppure sia il manager della «RT Sistem Treviso», sia il gioielliere della «Valentina Gold» hanno cercato di giustificarsi davanti al giudice veneziano Michele Medici, lo stesso che ha emesso nei loro confronti l’ordinanza di custodia cautelare per violenza sessuale e prostituzione minorile (per Mario Caccavale) e per violenza sessuale (per Ennio Costa, 67 anni il primo, 65 l’altro). Gli episodi sarebbero avvenuti anche in una casa di vacanza a Jesolo. I difensori del gioielliere, l’avvocato trevigiano Alessandro Carli e quello veneziano Gianni Seno, alla fine dell’interrogatorio - durato poco più di venti minuti - hanno chiesto che il loro assistito fosse mandato a casa, agli arresti domiciliari, dove Costa si trova già. Il magistrato si è riservato la decisione dopo aver sentito il parere del pubblico ministero Giovanni Zorzi.
I due non hanno negato i fatti: hanno ammesso che tutto quello che le ragazze - compresa quella di 12 anni - e i ragazzi hanno raccontato è accaduto. Caccavale, però, ha aggiunto di non aver mai saputo con esattezza l’età degli otto minorenni con cui avrebbe fatto sesso, o meglio - hanno precisato i difensori - ha tentato di farlo. Per la maggior parte si tratta di baci sulla bocca e di carezze, e tutto è sempre avvenuto nel negozio di via Canova. Solo due gli episodi accaduti nella sua casa di Treviso. Ha precisato di non aver mai usato la violenza, aggiungendo che sia i maschi sia le femmine erano consenzienti e pagati. E lui credeva avessero 16-17 anni. Tra l’altro, almeno due dei minorenni coinvolti quando sono accaduti i fatti avevano pochi mesi meno dei 18 anni, hanno spiegato gli avvocati Carli e Seno. Infine, Caccavale ha sostenuto davanti al giudice che se ha sbagliato pagherà.
Meno articolata la difesa di Costa, difeso dall’avvocato veneziano Giovanni Battista Muscari Tomaioli, anche perché al manager di Trevignano è contestato un unico episodio di violenza sessuale, anche se più grave. Avrebbe compiuto atti sessuali con la ragazzina di 12 anni, la stessa che avrebbe riferito di averlo fatto anche con l’altro, anche se i due neppure si conoscevano. A loro, infatti, gli investigatori della squadra mobile trevigiana sono arrivati mettendo sotto controllo il cellulare della ragazzina e di una sua amica, dopo che un loro compagno di classe aveva avvertito gli insegnanti. Costa, ieri, ha raccontato che sarebbe stata proprio lei a contattarlo, quasi ad adescarlo, avvicinandosi alla sua automobile e proponendosi. «Inoltre, la ragazzina mi ha detto di avere 17 anni - ha detto Costa al giudice - e dimostrava molti più anni. E’ di colore, ha avuto uno sviluppo precoce». Secondo il legale di Costa, la stessa ragazzina avrebbe ammesso alla polizia di aver detto all’uomo di avere quasi diciotto anni, e avrebbe ammesso anche di averlo fatto perché «così consigliata da una sua amica».
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